Ferruccio Repetti
Un colpo di fulmine, ecco cosè stato. Di quelli che arrivano allimprovviso, quando meno te laspetti, e ti lasciano lì, basìto, col cuore in gola, le tempie che picchiano come batacchi di campane, le vene che pulsano come arterie, e le arterie che fanno sciopero e non ti portano più il sangue al cervello che ti servirebbe per ragionare. Difatti non ragioni, e cominci a fare delle stupidate. Tali e quali come sè messa a fare lei, la fascinosa ventottenne cilena, che le ha tutte (e anche qualcosa di più) per non lasciare indifferenti: un corpo da sballo, misure che levati, sguardo di fuoco, capelli corvini, e mettiamoci pure quellaria esotico-caliente che tanto intriga il macho mediterraneo che non vede lora di farsi intrigare. E pensare che Carmen Isabelita Del Rio e della Plata - così fa semplicemente allanagrafe, ma tutti a Savona la conoscono come Carmen la cilena - era entrata in quel bar del centro solo per bere un caffè! Si considerava praticamente di passaggio da quelle parti: era senza permesso di soggiorno fin dal suo ingresso clandestino in Italia, e prima o poi, volente o nolente, se ne sarebbe dovuta tornare al suo Paese. «E allora, beviamoci sto caffè, lì dove mhan detto che lo fanno così bonìto» sè detta alla mattina presto, con gli occhi ancora appiccicati dal sonno. Gli stessi occhi, però, si spalancano di botto davanti al bancone. Ma non per la tazzina di caffè bonìto: in realtà appare lui, come una visione. Il barista. E balena subito il fulmine. Che colpo, per Carmen! Si dimentica di metterci lo zucchero, ma quel nettare le sembra dolcissimo, miele e marzapane, con tutte le sfumature - naturalmente - delle spezie e del peperoncino. «È fatta, me lo faccio» pensa, ma non si riferisce al caffè. Anche perché lui, il macho o giù di lì, le sembra consenziente. «Difatti mi ha detto: prego! Praticamente un invito». A Carmen, quel caffè cambia la vita. E da quella mattina, le tazzine non si contano. È la prima cliente a entrare nel bar e lultima a uscirne, anche se lui, il barista, non è che dopo il famoso «Prego!» aggiunga molti altri argomenti. Allora Carmen la cilena - il «sangre» non mente - passa a un placcaggio diretto, incalzante, ossessivo. Lui - 45 anni, brizzolato, pancetta compressa con la Gibaud e qualche accenno di reumatismo nonostante la maglia della salute portata con discrezione anche a Ferragosto - si sente via via osservato, controllato, braccato, spogliato con gli occhi e rivestito di fin troppe attenzioni. A senso unico. Ma non cede. Anzi, chiama in soccorso i suoi clienti-carabinieri: «Ragazzi, non faccio più vita. Quella viene qua allalba, mi fissa che pare una vampira in calore. E da un po di giorni mi segue anche per la strada, fino al portone di casa. Lo stesso sguardo di fuoco. Io, ve lo dico, ho paura. Sono un tipo tranquillo, tutto casa e bar, bar e casa. Al massimo, vado due settimane alle terme». «Ci pensiamo noi, ci pensiamo - è la replica tranquillizzante dei militari dellArma -. E poi le chiediamo, cortesemente ma immantinente, di esibire i documenti». Detto fatto. Solo che lei, Carmen la cilena, Isabelita Del Rio e della Plata e ora anche del Colpo di fulmine, non ci sta a esibire i documenti. Anche perché non li ha mai avuti. In compenso, esibisce, violentemente e immantinente, una serie impressionante di manrovesci che i carabinieri catalogheranno nel verbale come «manifestazioni di furia beluina e rapace, accompagnate da epiteti irriferibili, e comunque visibilmente e tangibilmente osceni». Morale: Carmen finisce in cella in attesa dellespulsione, i carabinieri finiscono al pronto soccorso con diffuse ecchimosi in tutto il corpo, mentre il barman finisce alle terme per un soggiorno straordinario.
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