Cimitero di Ardea, i morti non hanno pace

Infiltrazioni d’acqua nelle tombe di Ardea: stanziato mezzo milione di euro. Defunti senza pace, è il caso di dirlo, quelli tumulati nella struttura di via Nazzareno Strampelli, destinati a una prematura esumazione per risanare errori progettuali. La giunta Eufemi vota una delibera per finanziare la bonifica dei cari estinti sepolti a terra. La cifra prevista servirà a coprire 2 lotti dei 4 necessari per ripristinare la situazione. «Soldi che recupereremo - assicura l’assessore ai servizi cimiteriali Cassio Roccafiorita - quando a seguito del ricorso con la ditta che ha effettuato i lavori l’azienda dovrà restituire i soldi al Comune». Per molti una «fabbrica di San Pietro», inizialmente a costo zero: un lotto per il Comune gratis in cambio dell’autorizzazione a costruirne 3 privati. Ma le cose non vanno così e tra ritardi ed errori nasce un contenzioso con l’amministrazione, condannata a risarcire 2 milioni di euro. Oltre 4 milioni, in totale, per una struttura incompleta e con problemi strutturali. L’ennesima «disavventura» per il camposanto di Pian di Frasso, protagonista nel 2002 di uno scandalo senza precedenti che ha scioccato l’Italia. Cadaveri dissepolti e gettati in discariche abusive anziché nei fornetti. Tutto per intascarsi il denaro sborsato per la ricollocazione delle salme. Non solo. Secondo l’inchiesta della magistratura di Velletri sull’affaire il sospetto di una distribuzione parallela di loculi (a suon di milioni), in assenza dei legittimi assegnatari abbandonati nelle campagne attorno la Rocca. Un caso agghiacciante. È il 9 luglio 2002, una pattuglia di carabinieri s’imbatte in due camion che trasportano «terriccio e materiale strano». In via delle Acque Alte, alle Salzare, l’alt per un semplice controllo. Fra i rifiuti spuntano vecchie bare, casse di zinco, pietre tombali, lumini e ossa umane. Gli stessi militari sono inorriditi: fra i poveri resti, ciò che rimane di abiti e arredi funebri. I medici legali ricompongono i corpi di due uomini e una donna. Il proprietario del terreno e i camionisti finiscono nel registro degli indagati. Da dove vengono i morti? Gli inquirenti sequestrano gli atti dell’assessorato all’Ambiente e scoprono che sono cittadini di Ardea passati a miglior vita almeno 10 anni prima e portati alla luce alla fine di maggio per ragioni di spazio, quindi da tumulare nei colombari. Sono 35 defunti fra l’89 e il ’90 che l’amministrazione di via Garibaldi avrebbe dovuto traslare dal campo dei poveri ai nuovi fornetti. C’è una delibera ad hoc per 7mila euro appaltati a un’impresa privata. La lista sale a 36 ma di questi solo 11 vengono dissotterrati. A firmare il nulla osta il custode del cimitero: atto protocollato, però, solo il 15 luglio, 6 giorni dopo la macabra scoperta. Si punta sull’impresa aggiudicataria con un notevole ribasso rispetto ai prezzi di mercato. 19 luglio: in via delle Cavallette viene scoperto un secondo terrapieno colmo di scheletri. I morti identificati dall’esame del Dna salgono a 5. Mentre il pm Giuseppe Travaglini consegna al gip Gisberto Muscolo la richiesta d’arresto accadono fatti anomali. I registri del vecchio camposanto, saturo dall’87, scompaiono. Inspiegabilmente gli inquirenti trovano nuove sepolture, «degli anni ’90 - sottolineano i carabinieri - e non si tratta di lotti familiari. Che fine hanno fatto i poveracci sfrattati dai nuovi arrivati?». E in un clima da brivido la Procura rispolvera un X-file datato 1994: «Rinvenimento nella cappella di Santa Marina del corpo di una bambina dissotterrata senza autorizzazione».

Il 24 ottobre vengono arrestate 7 persone: i due titolari dell’impresa di pompe funebri, il guardiano, il proprietario del terreno della prima discarica e 3 operai. Le accuse? Vilipendio, occultamento e distruzione di cadavere, scarico abusivo di materiale.

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