La Cina delle avanguardie dalla pittura alla videoarte

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Luciana Baldrighi

Se il XX secolo è stato il «Secolo americano» il XXI che stiamo vivendo sarà senza alcun dubbio il «Secolo cinese». Non si tratta solo di un’invasione economica, ma anche di una rivoluzione di linguaggi d’arte che investe l’Europa e gli Stati Uniti con la violenza di una nazione che si presenta al crocevia della modernità con un’incredibile freschezza. Bene ha fatto la Provincia ad organizzare una rassegna su un’avanguardia artistica altamente motivata, e affidando a Daniela Palazzoli la cura della mostra, anticipata nei giorni scorsi, «La Cina: prospettive d’arte contemporanea». La mostra, supportata da un catalogo edito da Skira, sarà però aperta dal 28 giugno allo Spazio Oberdan.
La rassegna offre un lavoro di sintesi dei principali protagonisti dell’arte cinese rappresentanti di tendenze e filoni che costituiscono una mappa di autori e di movimenti tra i più importanti dell’arte contemporanea dell’«Impero di mezzo». «Gli artisti contemporanei cinesi hanno due caratteristiche straordinarie: vivono intensamente il presente quotidiano e lo comunicano in modo molto creativo e originale ma anche molto diretto ed esplicito. Una forza che l’arte occidentale ha lasciato da parte», spiega Daniela Benelli.
Attraverso settanta opere presentate in maniera mirata, oltre ad una vasta documentazione storica, la mostra costruisce un mosaico delle esperienze e delle emozioni attraverso le quali gli artisti sono passati per affrontare la loro realtà quotidiana, le profonde e stressanti trasformazioni dell’evoluzione dinamica cinese.
Ci troviamo di fronte a un grande affresco in divenire, esplorato attraverso la varietà di linguaggi dell’arte del «Dragone». La pittura, la scultura, la fotografia, la performance, la videoarte, il cinema, l’installazione e l’arte architettonico-ambientale, porteranno il visitatore lungo il percorso della storia cinese degli ultimi decenni, decenni molto tormentati, di cui sono state vittime persino alcuni degli stessi artisti, gran parte dei quali molto coraggiosi, motivati perché spesso costretti all’esilio o alla prigione.
Daniela Palazzoli ha saputo approfondire una ricerca che aveva iniziato con professionalità e originalità puntando sugli aspetti dei singoli «Movimenti artistici» con una strategia museale che porta a una visione di sintesi e di panoramica al tempo stesso.

Uno studio che evidenzia tre filoni: gli anni Ottanta divenuti entrati a fare parte ormai della storia, incluso il differenziarsi tra esuli ed artisti che continuano a operare in Cina; il nuovo corso degli anni Novanta e poi ancora le varie strategie e sentimenti adottati rispetto alle aperture verso un mercato e il «mondo globale». Sfaccettature che variano nei vari filoni di questa avanguardia che a volte torna a essere radicata fino alle forme estreme di realismo.

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