Cinema

I film possono davvero salvare la vita delle persone? Il caso di "Speed"

Speed è uno di quei film considerati di "serie B" che dimostra come l'intrattenimento non sempre è qualcosa da disprezzare, ma da cui imparare

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Speed è il film d'azione diretto da Jan De Bont che va in onda questa sera alle 23.54 su Rete 4. Pensato all'inizio per poter diventare un nuovo capitolo della saga di Die Hard, il film ha avuto un successo inaspettato, che lo ha trasformato in una pellicola cult, che spesso viene riproposta proprio nei mesi estivi.

Speed, la trama

Jack Traven (Keanu Reeves) e Harry Temple (Jeff Deniels) sono due agenti speciali, impegnati a evitare che un ordigno esploda in un ascensore pieno di vittime innocenti. L'artefice di tutto ciò è un terrorista (Dennis Hopper), che sperava di poter convincere lo Stato a pagare un'ingente somma di denaro come riscatto. Dopo il fallimento di questo suo primo piano e dopo aver finto la sua morte, però, l'attentatore si fa di nuovo vivo con Jack e lo mette a conoscenza di un altro terribile piano: ha messo una bomba su un autobus in movimento. Una bomba che si attiva quando si raggiungono le cinquanta miglia all'ora e che è pronta ad esplodere se la velocità dovesse scendere sotto questa soglia. Jack riesce a salire mentre l'autobus è in movimento, ma diventa suo malgrado la causa del ferimento dell'autista del mezzo, che non riesce più a guidare. È a quel punto che si fa avanti la passeggera Annie Porter (Sandra Bullock), nelle cui mani, ora, si trova la sopravvivenza di tutto il gruppo di passeggeri.

Così il film ha salvato la vita a decine di bambini

Quando si pensa al cinema, si è soliti pensare all'industria della settima arte come mera fabbrica dei sogni, un business pensato solo per fare soldi sul bisogno degli esseri umani di trovare una qualche via di fuga da una quotidianità altrimenti troppo pressante. Ci sono, certo, pellicole che arrivano al cinema con alte ambizioni di insegnamento o di chiamata alle armi, che puntano a far sentire lo spettatore a disagio per le proprie scelte o la propria inattività. Ci sono i film pensati nella speranza di ricordare all'umanità dei rischi che potrebbero sussistere qualora si perpetrassero gli stessi errori del passato. E in questo senso si apre una dualità nel mondo della settima arte: da una parte ci sono i film impegnati, educativi ed edulcorati, che sono quelli che l'intellettuale medio reputa gli unici degni di entrare a far parte del Cinema con la lettera maiuscola. E poi ci sono i film "di serie B", quelli che non cercano altro che l'azione e/o l'intrattenimento. Pellicole che vengono concepite inferiori proprio perché non hanno nessun messaggio, nessun alto ideale da seguire, ma il solo "divertimento". Speed, pellicola uscita nel 1994, dimostra come anche un film di successo, una pellicola di intrattenimento, possa fare la differenza. Di fatto, come si legge anche sul sito dell'Internet Movie Data Base, Speed è un film che ha letteralmente salvato la vita a decine di bambini. Il vero cuore della pellicola, infatti, inizia quando Jack sale sul bus e si trova con un autista ferito, che non può in nessun modo continuare a condurre il veicolo. Ed è proprio a questa scena che deve aver pensato Dillon Reeves, il ragazzino di dodici anni che, come scrive Good Morning America, si è fatto avanti mentre era sullo scuolabus, in Michigan. Di punto in bianco l'autista del mezzo si è sentita male e ha perso i sensi. Il piccolo Dillon si è fatto avanti e ha preso il volante e si è fatto avanti per cercare di fermare il bus e evitare che avesse incedenti, mentre gridava ai suoi compagni di chiamare il 911, il numero dedicato alle autorità statunitensi. Il ragazzino è stato considerato alla stregua di un eroe, ma al di là del titolo onorifico, Dillon Reeves ha salvato la vita ai suoi compagni di scuola e ha dimostrato come il cinema possa essere tanto una fuga dalla realtà, quanto qualcosa che insegna ad affrontare quella stessa realtà.

Anche quando si tratta di film che un certo tipo di critica si diverte a definire di serie B.

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