
La loro storia è quella di un sodalizio artistico diventato, almeno da una parte, anche qualcosa di più. Una dichiarazione sorprendente, delicata e sincera: "Ho fatto quattro film con Robert Redford e in tre ero innamorata di lui". Così Jane Fonda, 87 anni, ha ricordato il suo storico collega Robert Redford, scomparso a 89 anni, con il quale ha condiviso alcuni dei momenti più significativi della sua carriera.
Due volti iconici del cinema americano, due anime affini, due simboli di un’America liberal, progressista, impegnata, che negli anni hanno scelto di anteporre i valori personali all’apparenza, la coerenza alla popolarità. Fonda e Redford non sono stati soltanto due star dell’età d’oro di Hollywood, ma due coscienze civili, due voci fuori dal coro.
Fonda: "Non riesco a smettere di piangere"
Appena appresa la notizia della morte di Redford, Jane Fonda ha voluto condividere il suo dolore: "Sono rimasta molto colpita quando ho letto che Bob se n’è andato. Non riesco a smettere di piangere. Ha significato molto per me. Era una bella persona in ogni senso. Si è battuto per un'America per la quale dobbiamo continuare a combattere".
Con parole semplici ma piene di affetto, Fonda ha celebrato la memoria di un uomo che ha sempre difeso i suoi ideali, da ambientalista, regista indipendente, attore schivo e lontano dal glamour delle copertine.
Una lunga storia di cinema (e sentimento)
Il primo incontro tra Jane Fonda e Robert Redford risale al 1966, sul set del film La caccia di Arthur Penn, dove interpretavano marito e moglie. Ma è l’anno successivo, con A piedi nudi nel parco, che il pubblico inizia ad associare le loro immagini a una coppia perfetta: giovani, belli, luminosi, complementari. Fu proprio in quell’occasione che Jane iniziò a provare qualcosa di più: "Avevo delle fantasie su di lui", ha confessato, con il sorriso tenero di chi ripensa a un amore mai sbocciato davvero.
E ancora: "Mi ero innamorata sul serio di te, ma eravamo entrambi impegnati". Redford, con il suo stile riservato, non rispose pubblicamente con parole d’amore, ma il rispetto e l’intesa sul set erano tangibili. Fonda ha anche ricordato che durante le riprese era lei a prendere l’iniziativa: "Sui sentimenti gli uomini sono sempre più trattenuti. Sul set non riuscivo a non toccarlo".
Venezia 2017: l’applauso più lungo
Il loro ultimo film insieme è stato "Le nostre anime di notte" (Our Souls At Night, 2017), presentato fuori concorso alla 74ª Mostra del Cinema di Venezia, dove entrambi ricevettero il Leone d’oro alla carriera. Un film delicato, poetico, che affronta l’amore nella terza età con realismo e dolcezza. Due vicini di casa, vedovi, che si scoprono poco a poco, desiderosi non solo di compagnia, ma di un contatto umano autentico.
"Non per il sesso, ma per superare la notte", dice il personaggio di Fonda nel film. Un gesto semplice, che racchiude il senso profondo dell’affetto che non ha età. Il direttore artistico della Mostra, Alberto Barbera, ha ricordato così quel momento: "Non ricordo una standing ovation più lunga di quella, e ne ho viste tante. Il presidente Mattarella era presente e mi chiese di conoscere Redford. Entrambi erano emozionati: Mattarella di trovarsi davanti a un’icona del cinema, Redford per la situazione pubblica, che non gli è mai piaciuta davvero".
Un amore artistico che ha sfidato il tempo
Per Jane Fonda, quel film ha rappresentato la chiusura di un cerchio: "Questo film ha coronato il nostro lavoro, che abbiamo cominciato e finito insieme", dichiarò a Venezia. E aggiunse, con la sua consueta ironia e lucidità: "L’amore invecchiando migliora. È meraviglioso desiderare una vita sessuale, anche se il sesso non si vede in questo film". Il legame tra Fonda e Redford non è mai stato una relazione sentimentale vera e propria, ma qualcosa di più sottile e forse ancora più forte: una connessione emotiva profonda, costruita in decenni di amicizia, lavoro condiviso, battaglie comuni.
Due simboli di un’altra America
Jane Fonda e Robert Redford sono stati, ognuno a modo suo, coscienze attive del proprio tempo. Lei, sex symbol e attivista, da sempre impegnata per i diritti civili, contro la guerra in Vietnam, per l’ambiente, per i diritti delle donne. Lui, fondatore del Sundance Film Festival, promotore del cinema indipendente, sempre coerente nella sua scelta di restare ai margini dello show business tradizionale, in favore di progetti autentici.
Erano, e resteranno, i volti di un’America che ha saputo sognare e lottare, anche quando era più facile tacere.
Robert Redford se n’è andato, ma resta nell’immaginario collettivo non solo come attore e regista, ma come un uomo che ha ispirato e lasciato il segno. E nelle parole di Jane Fonda, dolci e struggenti, si avverte tutta la verità di un amore non consumato, ma eterno.