Cronache

Il cippo a Carlo Giuliani finisce in tribunale

Il cippo a Carlo Giuliani finisce in tribunale

Decidere di innalzare un cippo in piazza Alimonda in memoria di Carlo Giuliani, come ha fatto la settimana scorsa la maggioranza - spaccata - di sinistra a Tursi costituisce pura e semplice apologia di reato, oltre che un insulto morale alla città e alla realtà dei fatti, visto fra l’altro che configura «il tentativo di trasformare gli aggressori in aggrediti». Per questo Gianni Plinio, consigliere regionale di An, e Gianni Bernabò Brea, suo collega di partito in consiglio comunale, ricorrono alle vie legali con l’obiettivo di bloccare sul nascere il progetto votato nella Sala rossa. E presentano, con l’assistenza dell’avvocato Giovanni Maria Giudice, un esposto alla procura della Repubblica di Genova «per far accertare se nell’approvazione da parte del consiglio comunale si ravvisi l’apologia di reato e, in caso affermativo, affinché vengano adottati i provvedimenti del caso». Dunque, il giudizio da parte di Plinio e Bernabò Brea, anche alla luce della recente disposizione del consiglio dei ministri che ha chiesto un parere legale sul provvedimento del Comune ai più alti livelli istituzionali, è decisamente impietoso: «La migliore dottrina giuridica - spiega in particolare Plinio - afferma che l’apologia è una manifestazione di pensiero consistente nel difendere e lodare un fatto generalmente riprovato. Proprio quel fatto - insiste l’esponente di An - compiuto da Giuliani nel tentativo di scagliare un estintore contro un carabiniere che aveva il torto di opporsi alla violenza dei manifestanti anti-G8». Allo stesso modo - aggiunge Bernabò Brea - fare apologia «significa difendere elogiando, esaltare, lodare o anche solo approvare con convinzione un determinato modo di agire o perfino chi si sia reso autore di azioni illecite. Così - sottolinea Bernabò Brea - si è comportato il consiglio comunale di Genova che, con una maggioranza risicata (23 a favore, 20 contro e 1 astenuto), ha voluto difendere ed esaltare un comportamento sicuramente contrario alla legge, approvando l’erezione di un monumento che viene percepito dalle forze dell’ordine e da tantissimi cittadini come un’obiettiva apologia di reato». Si ribella, ancora una volta, alla decisione dell’assemblea anche Giuseppe Costa, capogruppo di Forza Italia, che sollecita una presa di posizione ufficiale del presidente Emanuele Guastavino e del segretario comunale Alfredo Gracili: «Voglio sapere - dichiara Costa - se e come è stato violato il regolamento, nel momento in cui si è approvato un ordine del giorno (relativo al cippo) legato a una mozione appena bocciata.

In ogni caso - conclude il capogruppo azzurro - si è confuso l’umana pietà verso una vita stroncata in giovane età con una iniziativa che mina i valori fondamentali della convivenza civile e del rispetto delle regole e delle leggi».

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