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Cipriani: c’era una volta e c’è ancora

Un laboratorio che sembra appartenere a una Roma ormai scomparsa. E che propone delizie artigianali a prezzi bassi

Chiara Cirillo

Cent’anni di tradizione. E di uova, latte, burro e farina. Questi i magici ingredienti di Cipriani, lo storico biscottificio dell’Esquilino che festeggia quest’anno il centenario. Per l’occasione è stata festa grande al numero 21 di via Carlo Botta e nei dintorni: una festa a cui hanno partecipato genitori cresciuti con gli stessi biscotti da latte che ora danno ai loro piccini. Giunti alla quarta generazione, quelli di Cipriani non smettono di conquistare palati e il successo per il lavoro artigianale, la qualità delle materie prime e soprattutto la cortesia è ampiamente riconosciuto.
Nell’era della globalizzazione al biscottificio di via Botta non si seguono mode, né si alterano ricette tramandate di generazione in generazione. Oggi sono Piero e il figlio Luca a proseguire l’eredità del fondatore Pietro.
La storia di Cipriani è quella della prima colazione di generazioni di bambini. Era il 1906 quando Pietro Cipriani aprì a Roma la piccola fabbrica di biscotti. Da allora senza mutare l’inconfondibile stile si sfornano sempre gli stessi biscotti con ricette di cento anni fa. C’era una volta e c’è ancora e alla portata di tutti: i prezzi sono davvero sorprendenti se rapportati ad una confezione di eguale peso di una qualsiasi marca industriale. Qui si trovano tutti i biscotti: da latte, osvego (davvero eccezionali), le famose colombine, lingue di gatto, ciambelline, biscottini da tè, tripolini, fette biscottate con o senza zucchero, ai cereali o integrali e poi crostate di ogni tipo, alla ricotta e visciole o crema e pere tanto per citarne alcune. Insomma un trionfo di bontà. E di bellezza. Perché il biscottificio sembra fare parte di una Roma che non c’è più. Dalle stigliature in legno si affacciano le meravigliose scatole di latta dove proprio come un tempo si conservano i biscotti.
Sono davvero migliaia i bambini cresciuti con i biscotti Cipriani: quelli della vicina scuola Ruggero Bonghi ma anche quelli di mezzo mondo: Giappone, Canada, Stati Uniti, Svezia e Africa sono alcuni dei Paesi dove i biscotti giungono espressi. E c’è anche chi al biscottificio ci arriva «a naso» come ci racconta il signor Piero: «Un giorno mi trovo davanti al negozio una ragazza americana che indicandosi il naso mi fece capire che era arrivata grazie al profumo diffuso per strada». Il biscottificio è intriso della storia che è passata di qui e «che passa di qui ogni volta che vedo le bambine di un tempo divenute mamme comprare i biscotti per i loro piccoli», dice orgoglioso il signor Piero. In occasione del centenario il signor Piero ha sfornato una novità: il fortunello, un biscotto a forma di ferro di cavallo di pastafrolla, cacao, scorza di arancia.

E anche se già fervono i preparativi per il Natale, per i fragranti panettoni e ricciarelli, pangialli e panpepati, la colazione resta la «missione» dei Cipriani. E come da cent’anni a questa parte passeggiando per le vie intorno a piazza Vittorio al mattino è facile riconoscere nell’aria l’inconfondibile profumo dei biscotti appena usciti dal forno.

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