Roma

La Cisl non ratifica le nomine di due esterni a capo degli uffici Finanza e Affissioni

I dirigenti sono miei e me li scelgo io. Specie se esterni e ben remunerati. Sembra esserne convinta l’amministrazione capitolina, che ieri ha riunito i sindacati con un odg che sembra il leit-motiv della lunga era delle giunte di sinistra: il conferimento di incarichi a consulenti esterni. L’ennesimo, tant’è che l’avvio della concertazione s’è risolto in un duro braccio di ferro. Tutt’altro che concluso. Al centro del contendere la direzione di due uffici strategici all’interno dell’ingranaggio comunale: l’ufficio finanza e l’ufficio affissioni e pubblicità. Entrambi, nelle intenzioni del Campidoglio, da destinare a consulenti esterni, con un compenso che si aggira attorno ai 110mila euro l’anno cadauno più un incremento del 10%. A dirigere l’ufficio finanza sarebbe destinato un giovane esperto della materia (che sostituirebbe un altro esterno); mentre a capo del settore affissioni, finora guidato da una dirigente interna, il Comune ha designato un ex generale della Finanza di 64 anni. Ma il condizionale è d’obbligo, perché questi incarichi esterni sono solo gli ultimi di una lunga serie, e sul fronte sindacale la resistenza è forte. Già in sede di definizione del contratto integrativo della dirigenza, la Cisl aveva lanciato l’allarme sul continuo ricorso alla nomina di esterni. Un appello inascoltato, visto che ieri per le due nomine è stato convocato il tavolo di concertazione. Che difficilmente si chiuderà prima dei 30 giorni, visto che la Cisl e la Uil hanno tutta l’intenzione di far pesare la propria contrarietà. In particolare Francesca Coscarella, responsabile Cisl per gli enti locali di Roma, annuncia che non sottoscriverà alcun verbale. «La nostra protesta – spiega – non è assolutamente rivolta contro i due nuovi professionisti, ma contro il metodo cui l’amministrazione è ormai solita far ricorso». Ovvero il continuo avvalersi di «consulenti esterni, in palese violazione delle normative vigenti e degli accordi sottoscritti con il memorandum sul lavoro pubblico». La Cisl rivendica l’esigenza di «contenere la spesa pubblica», di «utilizzare anziché svilire le risorse umane disponibili all’interno», di «garantire la trasparenza a oggi assente».

Sott’accusa, conclude Coscarella, è insomma quel «metodo, ingiustificatamente oneroso per l’amministrazione e per la cittadinanza, che non permette di impiegare adeguatamente le risorse disponibili, ingenerando un clima generale di motivati sospetti per mancanza di regole certe, con conseguente e inopportuno nocumento per l’amministrazione».

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