La città d’oro e d’argento nelle notti del G8

La città d’oro e d’argento nelle notti del G8

Un manganello nella mano destra, la testa protetta da un casco, lo scudo di plexiglas al braccio sinistro per ripararsi dal lancio di pietre o eventuali oggetti pericolosi, il corpo fasciato da una tuta blu, ignifuga, a prova di bottiglie incendiarie. Erano così, con tanta adrenalina in corpo, gli agenti della Celere che nel luglio del 2001 fronteggiavano i facinorosi che devastarono Genova nel corso del G8.
Ma che cosa pensavano realmente quegli uomini, chiamati a far rispettare la legge e l'ordine, davanti al vandalismo politico che inquinò le pacifiche dimostrazioni di dissenso che migliaia e migliaia di persone volevano esercitare?
A rispondere è il nuovo romanzo di Giacomo Gensini «Genova sembrava d'oro e d'argento» (Mondadori Editore). Un libro che non solo racconta il G8 con gli occhi di un uomo in divisa, ma spiega anche come e perché avvenne l'irruzione alla scuola Pertini e il motivo per cui i black blok non vennero mai arrestati.
Gensini è un ex poliziotto e nel suo volume, che fa nascere il sospetto di una diretta esperienza personale anche se lui specifica che è solo frutto di fantasia, racconta la vita di un agente della Celere che, insieme ai suoi colleghi, un bel giorno viene mandato in trasferta a Genova da Roma, in occasione del G8.
Dario, il protagonista, fa parte del Settimo Nucleo, una compagnia di celerini specializzati nel fronteggiare casi particolarmente difficili di ordine pubblico. E in quel luglio del 2001 a Genova c'erano contestatori provenienti da ogni parte del mondo.
Dario è un giovane un po' problematico. Figlio di un ristoratore, resta traumatizzato dalla morte della sorella Sara. E cerca sfogo alla sua inquietudine arruolandosi nei reparti Celere. È triste vedere come questo giovane cerchi nella violenza, nel corpo a corpo con i dimostranti di qualsiasi tipo, la sua ragione di vita nella società.
Anche se ha ancora tutta la vita davanti, Dario è già un uomo sfiduciato e con una visione molto cinica dei suoi simili. Non vi è nulla di politico nei suoi ragionamenti: che il governo sia di destra o di sinistra, lui continuerà a svolgere il suo lavoro comunque. Un lavoro che per lui è tutto, perché non ha alcuna vita privata. I suoi colleghi se ne accorgono, e infatti lo chiamano «il matto», ma lui se ne renderà conto soltanto quando, a Genova, incontrerà una ragazza che si chiama come la sorella morta. Una ragazza che lo farà uscire dal suo guscio di solitudine e che, finalmente, gli farà capire che la vita è fatta anche d'amore e di speranza.
Tuttavia Dario non le dice di essere un poliziotto. Se ne vergogna e preferisce farsi passare per marinaio. Così assistiamo al suo duplice vissuto: di giorno corre dietro ai dimostranti, di sera vive la sua dolce storia di innamorato.
La descrizione che Gensini fa di Genova durante il G8 è quanto mai accurata e veritiera. Quei giorni, insieme ai miei colleghi, anche io ero in servizio. E ho dunque visto con i miei occhi quanto accadeva, come si muovevano le forze dell'ordine (oltre alla polizia c'erano carabinieri e guardie di finanza) e le devastazioni dei dimostranti. La domanda che allora tutti ci ponevamo era: come mai nessuno riesce ad arrestare i black blok?
Nel libro, se il racconto fosse vero, si troverebbe la soluzione. Infatti ad un certo punto tre reparti di polizia (il Settimo di Roma, il Bari e il Padova) circondano i black blok, che si ritrovano senza via d'uscita. Alle loro spalle c'è soltanto un'alta scogliera sul mare, in corso Italia. A quel punto il comandante del Settimo, il vice questore François, si rende conto che se autorizzasse la carica, sarebbe un macello. I dimostranti, infatti, non potrebbero fuggire e quindi il pestaggio diventerebbe un massacro. Allora fa ritirare i celerini. «Nessuno vi difenderà se la cazzata che farete è troppo grossa, se ne fotteranno tutti...», spiegherà in un secondo tempo ai suoi uomini, che non avevano capito quell'ordine. E aggiunge: «Oggi potevamo fare trenta morti... una strage... perché? Perché?!».
Per Dario, però, l'appuntamento con il destino è alla scuola Pertini. Cioè la drammatica serata che riempirà per anni le pagine dei giornali e cambierà radicalmente la sua vita. Ma non voglio aggiungere altro per non togliervi il piacere della sorpresa. Piuttosto è molto bello il passo che dà il titolo al libro. Dario si trova sul ponte della nave dove erano alloggiati i poliziotti. È notte e davanti a lui si erge la Superba, illuminata da una miriade di piccole luci.

«Il cielo era limpido - scrive - e Genova, bellissima, sembrava d'oro e d'argento» .
«Genova sembrava d'oro e d'argento» di Giacomo Gensini, Mondadori Editore (Collana Strade Blu), 200 pagine, 16 Euro.

lettorespeciale@rinodistefano.com

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica