CityLife, niente voto in Consiglio

Il progetto di CityLife, quello nell’area ex Fiera con i tre «grattacieli storti» della discordia progettati dalle archistar Daniel Libeskind, Harata Isozaki e Zaha Hadid andrà direttamente in giunta e non dovrà essere esaminato e votato dal consiglio comunale. Dopo tre rinvii la riqualificazione firmata dalla cordata di immobiliaristi composta da Generali, Allianz, Fondiaria-Sai e Lamaro sarà esaminato venerdì. «Abbiamo accertato - spiega il presidente del consiglio comunale Manfredi Palmeri - che la variante al piano integrato di intervento può essere decisa con una delibera della giunta. Ma subito dopo l’approvazione sarà comunque previsto l’auspicato passaggio del documento in commissione Urbanistica: si tratta di un atto tecnicamente non necessario, ma istituzionalmente doveroso nei confronti del consiglio che nel 2005 ha approvato la variante al piano regolatore all’origine di questi provvedimenti urbanistici così rilevanti per Milano». Da sciogliere rimane soprattutto il nodo legato al museo. «Uno degli elementi più importanti - le parole dell’assessore Carlo Masseroli - è quello della struttura prima dedicato al design e ora all’arte contemporanea. Si tratta di verificare, essendo un progetto vincitore di un concorso internazionale, se occorre a questo punto rifare la gara». Ci sono poi il parco e il collegamento della metropolitana. Ma anche, spiega Palmeri, «gli elementi anche economici legati agli standard». «La variante - spiega Masseroli - è molto importante.

Connette strettamente questo progetto al resto della città, cosa che forse era il difetto che aveva all’origine: lo connette dal punto di vista delle infrastrutture con la metropolitana e da quello del verde aumentandolo. Con in più le piste ciclopedonali che arrivano fino ai parchi Sempione e Montestella».

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