Stefania Scarpa
Cè una grande voglia di festa collettiva nellaria. Una grande voglia di buone notizie. Così il mondiale di Germania 2006, oltre a sancire la riscossa del calcio dei «brutti, sporchi e cattivi» sta rappresentando la riappropriazione da parte dei romani della propria città. una sorta di «notte bianca» (anzi, tricolore) continua. Si era visto già il 12 giugno: prima partita, Italia-Ghana 2-0, e a migliaia per le vie del centro su auto e motorini (che sembrano i veri protagonisti di questi festeggiamenti). Poi la gioia è andata crescendo. E laltra notte, dopo la qualificazione degli azzurri alla semifinale, Roma si è riempita di giovani con vistose parrucche azzurre o tricolori, maglie azzurre (quasi tutte con il numero 10) o direttamente giallorosse (meno quelle biancocelesti), i volti dipinti degli stessi colori, le mani piene di trombe o fisse sul clacson. Tutti a festeggiare gli undici leoni che hanno spezzato le reni allUcraina (è vero, detto così non sembra granché...), e in particolare lenfant du pays Francesco Totti, che allultimo bivio sembra aver imboccato la strada del paradiso invece che quella dellinferno.
E martedì cè Italia-Germania, che va scritta in questordine anche quando sono i tedeschi a giocare in casa, perché solo così questa partita fa rima con leggenda. I romani aspettano una festa ancora più grande, ben sapendo che, naturalmente, potrebbe anche non esserci. Per ora cè un appuntamento fissato, quello a piazza San Giovanni in Laterano dove il Comune, da sempre sensibile alle feste di piazza, ha annunciato linstallazione di un maxischermo per seguire la partita. «Sarà un evento e unemozione da vivere tutti insieme - ha detto il sindaco Veltroni - a 36 anni di distanza dalla storica semifinale con la Germania vinta in Messico e a 24 dalla entusiasmante finale di Spagna con cui abbiamo conquistato la terza coppa». «Il calcio vissuto in modo collettivo ha aggiunto il Sindaco è anche un modo per ritrovare il senso di questo bellissimo sport e la sua dimensione più autentica e popolare, quella che lo ha fatto conoscere e amare in tutto il mondo e che è in grado di tenere con il fiato sospeso milioni di persone in ogni angolo del pianeta».
Cè chi sui successi degli azzurri ricama poesia e chi va sul pratico. Come gli ambulanti italiani ed extracomunitari che ieri sul litorale strapieno di bagnanti hanno fatti affari doro vendendo il «kit» azzurro: le bandiere tricolori di ogni dimensione hanno fatto passare in secondo piano anche cocco e occhiali di false griffe. A Fregene il prezzo per un tricolore di medie dimensioni sarebbe di 7 euro. Sarebbe, perché, come da tradizione in questo tipo di vendita, basta contrattare un po e gli euro diventano 5, poi 4, e alla fine addirittura 3. Con tanto di offerta di Samir: «Se tu ne compri tre, ti faccio 7 euro tutto», dice limmigrato di colore dallaccento ormai quasi romano. «Da stamattina ne ho vendute tante, di bandiere, domani sarà ancora meglio, e se arriviamo in finale saranno affari doro. Io tifavo Ghana, il mio Paese, ma adesso forza azzurri». Gli affari sono affari... La bandiera più grande, a Fregene.
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