Se credete di esservi liberati dei Verdi, di Prodi e di Pecoraro Scanio, vi sbagliate di grosso. Stanno venendo a galla gli effetti nefandi degli atti del precedente governo, che tra le altre delizie ci ha regalato anche un impegno capestro, assunto nel 2007 dall'Italia in Europa, per una riduzione delle emissioni di CO2 che, se attuata, pagheremo cara in denaro e in perdite di posti di lavoro. Apprendo che questo governo e il presidente del Consiglio in persona, molto responsabilmente, starebbero cercando di riportare entro i binari della razionalità la questione. Un'impresa quanto mai difficile visto che si tratta di smontare una convinzione - e cioè che l'uomo possa governare il clima regolando le emissioni di CO2 - alla quale l'intero pianeta che conta, massimamente la parte di pianeta compreso tra l'Atlantico e il Danubio, è pervenuto in modo così irrazionale da arrivare al punto di preferire ripudiare la propria intelligenza e chiamarsi stupido, piuttosto che scuotere quella convinzione.
The age of stupid è appunto il titolo di un film di fantascienza che - ultimo di una lunga serie - mirerebbe ad indottrinare sul riscaldamento globale indotto dall'uomo. Due anni fa ci fu An inconvenient truth di Al Gore, che gli fece meritare un oscar e anche il premio Nobel per la pace. E tre anni prima ci fu The day after tomorrow, di Roland Emmerich, al quale non fu riconosciuto alcun merito. Quest'anno è The age of stupid che tiene banco, e temo che anch'esso non verrà gratificato di nulla, visto che Al Gore ha fatto da asso pigliatutto. Anche se non è detta l'ultima parola: quelli che assegnano il Nobel per la pace non finiscono mai di stupire (basti pensare che Hitler fu nella loro lista).
.L'age è la nostra e gli stupid saremmo tutti noi. E come - proprio noi - non essere d'accordo? Nel 2004 (28 maggio), nel commentare The day after tomorrow, scrivevo esattamente queste parole: «Comincio a diventare no-global anch'io: vorrei oppormi, se mai mi sarà concesso, alla globalizzazione della stupidità». Quindi d'accordo tutti: siamo in the age of stupid. Ci stiamo bevendo la favola che saremmo noi a determinare il clima del mondo, e non contenti della manifesta stupidità di questa bislacca idea - ormai fissa - la graviamo del delirio di onnipotenza secondo cui del clima potremmo, se solo lo volessimo, governare i capricci. E per essere sicuri, ma proprio sicuri, che le generazioni future non nutrano alcun dubbio sulla nostra stupidità - se mai fossero esse stesse sufficientemente stupide da farseli venire quei dubbi, il che non è escluso perché, dopotutto, sempre figli nostri saranno - per essere arcisicuri che la nostra stupidità sia marchiata a fuoco, dicevo, ci stiamo convincendo che se ciascuno di noi facesse cose stravaganti come mettere un pannello fotovoltaico sul tetto di casa avremmo finalmente il clima che abbiamo sempre desiderato.
La circostanza che una generazione rida per la stupidità di una generazione precedente non sarebbe una novità. Dopotutto, anche noi non manchiamo di ricordare i segni inequivocabili della stupidità dei tempi passati. Oggi ci ridiamo su, forse per meglio convincerci che noi, invece, stupidi non siamo, ma temo avessero poco da ridere quei malcapitati di 1500 anni fa che, imputati di reati dei quali si professavano innocenti, erano costretti a «dimostrarlo» immergendo la mano dentro una pentola d'olio bollente mentre nel frattempo recitavano «Fa', o mio Dio, che io possa da questa pentola ritrarre sana e illesa la mia mano innocente».
Ecco: le generazioni future rideranno di noi ricordandoci come quelli che, volendo proteggere il tetto di una casa in montagna dal peso della neve invernale, anziché costruirlo spiovente, si sono predisposti perché non nevicasse. Ma ci pensate quanto siamo fessi? Qualche anima candida protesta che sono gli scienziati a dirci di fare così. Già, e Obama è una di queste anime candide: il suo consigliere sul clima si chiama John Holdren, fisico nientepopodimeno che ad Harvard, che oggi farnetica sui rischi da riscaldamento globale per colpa delle attività umane. Chissà se il presidente americano è a conoscenza che nel 1971 Holdren farneticava dei rischi da era glaciale (imminente a sentir lui) per colpa delle attività umane. Si veda il suo Global ecology, scritto assieme a Paul Ehrlich, per credere.
Si può sperare di meritare più benevoli giudizi dai posteri? Secondo me, sì.
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