Droga in corsia a Roma. Ovvero, cocaina in cambio di referti falsi. Non solo. Allospedale Giovan Battista Grassi di Ostia, sul litorale romano, due centralinisti e unoperatrice sociosanitaria in combutta con uno stimato medico del reparto ortopedia avevano messo in piedi una vera e propria centrale operativa per lo spaccio di droga, tanto da attirare lattenzione dei pazienti nonché dei carabinieri.
Dieci mesi dinchiesta, intercettazioni da brivido e confessioni imbarazzanti poi, allalba di ieri, le manette per sei persone, quattro dipendenti della struttura sanitaria pubblica oltre a una segretaria in uno studio privato e a un noto pusher della zona. A emettere i provvedimenti di custodia cautelare, tre in carcere, il gip Emanuele Cersosimo della Procura di Roma.
Loperazione «Sfera» viene avviata allindomani del fermo di un impiegato presso il servizio fax del nosocomio lidense. Luomo si sarebbe assentato più volte dal luogo di lavoro, con la complicità di un collega, per vendere droga allinterno della struttura. Timbravano i rispettivi cartellini per essere, poi, liberi di girare fra malati e visitatori, come se niente fosse, con le dosi pronte alluso. A inchiodarli le foto scattate dagli uomini del nucleo operativo dellArma davanti la camera mortuaria, vicino la mensa, di fronte il bar interno, persino accanto la cappella dellospedale.
E così Vittorio S., 51 anni, e Giancarlo T., 47 anni, sono i primi a finire dietro le sbarre. Le accuse? Concorso in detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nonché falsità ideologica per allontanamento dalla loro postazione. La storia non è finita e i carabinieri sono decisi a non mollare. Non ci vuole molto per capire che a coprire i due è un medico, Filippo P., 47 anni, lortopedico che firma per uno di loro un certificato di malattia per ottenere sniffate di coca gratis. A spacciare la «polvere bianca» acquistata da un pregiudicato, Alessio M. di 37 anni, li aiuta unaltra dipendente della Asl RmD, Paola P., 43 anni, operatrice socio-sanitaria, in servizio nei reparti come «portantina».
«Dagli accertamenti - spiegano i carabinieri del Comando provinciale - emerge che il centralinista, linfermiera e il medico dimostrano di avere un totale disprezzo per i propri doveri deontologici e professionali, nonché una tranquillità e sfrontatezza che evidenzia labitualità della loro condotta criminale. Il secondo centralinista fornisce piena collaborazione mettendo a disposizione la propria abitazione per occultare lo stupefacente e, alloccorrenza, sostituire il collega nella cessione della roba».
I quattro allargano il raggio dazione contando sullappoggio esterno della segretaria di uno studio medico di Fiumicino, M.M. di 37 anni. La donna prende telefonicamente gli ordini per i vari clienti e li smista ai due criminali che poi provvedono a consegnare la merce. Il medico è accusato, inoltre, di corruzione per atto contrario ai doveri dufficio. Un giro daffari di 8mila euro al mese. «I due operatori fax - precisa la direzione sanitaria del Grassi - sono stati sospesi dal servizio, uno già licenziato.
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