Politica

«Una collezione di fandonie» Martino bolla il Niger-gate e rinnova la fiducia a Pollari

Il ministro della Difesa: «Non c’è motivo perché il capo del Sismi debba dimettersi». E Malabarba (Prc) stigmatizza i «giochi pericolosi» contro i nostri servizi

Claudia Passa

da Roma

Il ministro Antonio Martino rompe il tabù del linguaggio istituzionale. Dopo il giorno dei comunicati ufficiali, ribadisce con inedite colorature la posizione del governo sulla spy story italo-nigerina che ormai sembra appassionare solo Repubblica: «Questa collezione di fandonie che va sotto il nome di Nigergate è stata più volte autorevolmente smentita in tutte le sedi», afferma il titolare della Difesa a margine della cerimonia per le mille ore di volo di addestramento dell’Eurofighter. Di più: «È del tutto inconsistente». Quanto al generale Nicolò Pollari, Martino è altrettanto esplicito: «Ha la totale fiducia del ministro della Difesa e del governo, e non c’è alcun motivo per cui debba dimettersi».
La campagna-stampa contro il Sismi e contro il suo direttore subisce insomma un altro duro colpo. E non è il solo della giornata: dopo la «discesa in campo» di Silvio Berlusconi al fianco di Pollari, arriva infatti la notizia che davanti al Comitato di controllo sui Servizi segreti - dove il 3 novembre verrà ascoltato su sua esplicita richiesta - il capo degli 007 non sarà da solo. Al suo fianco ci sarà Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega sui Servizi, che con lui ha condiviso momenti cruciali come il ritorno a casa dei tanti ostaggi liberati (dal Sismi), o la commozione sul sagrato della basilica di Santa Maria degli Angeli davanti al feretro di Nicola Calipari avvolto nel tricolore.
Un segnale eloquente, la presenza di Letta nella sede parlamentare. E in fondo, una storia che si ripete, ma a parti invertite. All’indomani delle tardive «rivelazioni» di Maurizio Scelli (commissario della Croce rossa) sulla liberazione delle due Simone, infatti, chiamato dal Copaco a far luce sulla presunta assistenza della Cri a terroristi ricercati e sui presunti sotterfugi agli alleati americani, lo stesso Letta aveva voluto varcare la soglia di Palazzo San Macuto assieme al generale Pollari. Una presenza non prevista, allora, quella del direttore del Sismi. Una mossa chiara, da parte del sottosegretario, per marcare la posizione di Palazzo Chigi in una querelle che ancora una volta vedeva la nostra intelligence militare bersaglio di velenosi quanto ingiustificati strali, squagliatisi di lì a poco come neve al sole.
Intanto, «apprezzamento e gratitudine» per Pollari sono arrivati anche dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, «per il lavoro svolto da lui personalmente, e da chi opera per il Servizio, in un contesto incomparabilmente più complesso rispetto al passato, recente e meno recente». Mantovano ha sottolineato come «i successi ottenuti nella prevenzione e nella repressione del terrorismo e della criminalità che opera su scenari internazionali hanno spesso avuto come base il lavoro informativo del Sismi: ciò, se è noto agli addetti ai lavori, merita riconoscimento da parte dell’intera nazione». Il deputato azzurro Pippo Fallica, dal canto suo, ha espresso «solidarietà al direttore del Sismi per le illazioni che circolano in questi giorni sul suo conto, confidando che possa continuare a servire la nazione con la stessa professionalità e accuratezza che ha contraddistinto fin qui il suo operato».
E se dalle file di Rifondazione il senatore Gigi Malabarba, membro del Copaco e attento osservatore delle vicende irachene (e non solo), stigmatizza «i giochi pericolosi» del «feuilleton contro il Sismi che da un paio d’anni compare allegato al quotidiano di centrosinistra La Repubblica», Francesco Cossiga è tornato a «picconare» dai microfoni di Sky-tg24. «C’è in atto una grande opera di disinformazione», ha affermato. Quanto alle polemiche sul capo degli 007, Cossiga s’è detto «lieto» che «la vicenda che riguardava Pollari si sia conclusa con un chiarimento e con il rafforzamento della sua posizione, e mi interessa che sia avvenuto nell’interesse del Servizio che in questo momento è al servizio dello Stato». Proprio l’ex presidente, invitando provocatoriamente Pollari alle dimissioni, aveva dato il la alla presa di posizione di Berlusconi e Martino a difesa del direttore del Sismi. Probabilmente era proprio quello che Cossiga si aspettava.

E da grande appassionato di spie, avrà pensato: missione compiuta.

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