«Una collezione unica, testimonianza dell’amore di Nicola I per l’arte»

«Nessuna raccolta di statue al mondo, come quella dell’Ermitage, testimonia con altrettante quantità di testimonianze, una serie di capolavori di grande prestigio. La fama raggiunta da Canova e dai suoi seguaci ha riportato l’Italia a essere la terra privilegiata di questo ramo dell’arte come ai tempi di Donatello e di Michelangelo per non parlare dell’antichità classica romana a cui Canova si è ispirato», spiega Fernando Mazzocca curatore della mostra. Ma ciò che ha sollecitato l’idea della mostra è stata la riscoperta di questa collezione straordinaria dei marmi moderni visti da un sovrano amante delle arti come Nicola I.
Per l’altro curatore Sergej Androsov «... si deve alla volontà di Pietro il Grande se già sul finire del XVII secolo alcune sculture furono utilizzate sia all’interno che all’esterno dei luoghi di culto. Parlo, per fare un esempio, della celebre Chiesa del Presagio della Vergine nel villaggio di Dubrovicy vicino Mosca, i cui lavori di edificazione iniziarono nel 1690. Le opere plastiche poste all’esterno, inclusi gli stucchi, vennero realizzate da artigiani del Canton Ticino e della Lombardia. Le opere all’interno furono di Giovanni Francesco Rossi, attivo anche a Pietroburgo dove morirà nel 1725».
La testimonianza principale di cospicui interventi integrativi della collezione alla corte degli zar l’abbiamo da John Lyde Browne, pittore e studioso inglese che visse tra Milano e Roma tra il 1776 e il 1784 che assistette al pagamento di opere sorprendenti: statue, busti, teste e vasi. «L’inviato nel Giardino d’Estate vide più di 30 statue - prosegue Androsov -. Il conte diplomatico serbo Vladislavic, che trascorse la giovinezza a Venezia e poi passò al servizio della Russia, sognava di liberare la penisola balcanica dopo la sconfitta contro la Turchia per arrivare a San Pietroburgo con una spedizione di opere d’arte rare. Per la prima commissione di sculture Raguzinskij, che gli succedette, si rivolse direttamente agli artisti veneziani Baratta e Corradini.

Ma è a Roma che i russi si innamorano di Canova e Bernini e rimasero allibiti davanti ai Musei Capitolini. Quando in Russia arrivò il rifiuto di realizzare una statua di Caterina II, contemporaneamente Canova iniziò due sculture per Jusupov: il gruppo di “Amore e Psiche” e la statua di un “Amorino alato”».\

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