Colpevoli per le cariche? La polizia si ribella

Colpevoli per le cariche? La polizia si ribella

da Milano

«Andrà a finire che ci pignoreranno la casa per aver fatto il nostro dovere». È indignato ma ormai non si sorprende neanche più Filippo Saltamartini, segretario generale del Sap, il Sindacato autonomo di polizia. Eppure la notizia pubblicata ieri da La Stampa è sorprendente: il procuratore generale della Corte dei conti del Piemonte, Ermete Bogetti, ha quasi concluso le indagini sul «danno d’immagine nei confronti dello Stato e delle forze di polizia», che sarebbe stato provocato a suo avviso dagli agenti che nel dicembre 2005 sgomberarono strade e cantieri dell’Alta Velocità a Venaus, in Val di Susa.
Bogetti ha fatto sapere di essere stato «sollecitato dalle immagini viste in Tv». «Mi sembra che la polizia debba tutelare i cittadini, non aggredirli gratuitamente - ha detto il magistrato -. I dirigenti di polizia rischiano di pagare un risarcimento allo Stato se le loro responsabilità saranno accertate». Ha particolarmente attirato la sua attenzione l’immagine di un agente in tenuta anti-sommossa che sovrasta una donna seduta per terra. «Stavo cercando di aiutarla - ha spiegato il funzionario riconosciuto nella foto -, non sono abituato a picchiare le signore».
«Il danno d’immagine lo sta facendo la Corte dei Conti con questa iniziativa stravagante - attacca Saltamartini -. Credo che finirà in una bolla di sapone, ma se così non fosse arriveremo fino alla Corte di Giustizia europea. È in gioco la credibilità del Paese: lo Stato non può processare i suoi lavoratori che eseguono degli ordini impartiti dallo Stato stesso. Se un agente che guadagna 1000 euro al mese dev’essere ogni volta chiamato a rispondere anche materialmente del suo operato mi chiedo quale pazzo potrebbe continuare a fare il poliziotto. Dovremo usare la polizia americana per garantire l’ordine pubblico».
Il procuratore di Torino ha riconosciuto che «le forze dell’ordine stavano operando contro uno stato di illegalità», poi ha aggiunto che «è il modo che non va». Nel caso di ordini illegali o eseguiti in modo indebito che deve accadere? «La Corte dei conti non c’entra nulla lo stesso - ribatte il segretario del Sap -. Quel procuratore entra nel merito dell’operazione, cosa che gli è preclusa. Bisognerebbe spiegargli che la polizia opera dentro un sistema che prevede il controllo di legalità, che legittima l’uso della forza. In quel caso l’uso della forza era legale perché doveva consentire la realizzazione di opere alle quali i cittadini non possono opporsi con la violenza. Comunque il ministro degli Interni risponde al Parlamento, e su eventuali reati indaga la magistratura. Questa sarebbe la normalità democratica, ma in Italia siamo in presenza di una visione anomala e abnorme dello Stato di diritto. Ora stiamo riscoprendo i giudici d’assalto, il clima è questo, e sta peggiorando».
Con 43mila iscritti, il Sap è il secondo sindacato italiana degli agenti di polizia e ha siglato un’intesa con forestali e finanzieri per creare la Consulta della sicurezza, la più grande organizzazione del comparto. «È una bella coincidenza - riflette Saltamartini - con i Cocer e le altre sigle sindacali siamo appena usciti da Palazzo Chigi. Siamo reduci da una sorta di rivolta contro il governo, che ci ha proposto un aumento di 5 euro al mese per il nostro contratto collettivo. Una cosa offensiva, e il rischio è che gli altri sindacati vogliano chiudere».
Le forze dell’ordine si sentono sul banco degli imputati: «La politica dell’ordine pubblico in Italia non esiste più - ha commentato Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia, riferendosi all’indagine - e la sicurezza è già stata messa a repentaglio dal governo, sensibile alle ragioni dei disobbedienti e ostile a quelle di chi deve garantirla».


«Ormai è uno sport nazionale attaccare le forze di polizia - riflette Saltamartini -. Non ci meravigliamo poi se uccidono i poliziotti davanti agli stadi. Il clima è quello che è, e l’esempio viene fornito da certi atti stravaganti».

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