(...)Deve essere però chiaro che l'introduzione di norme che danno efficacia generale ai contratti, ratificati dalla maggioranza dei lavoratori interessati o dai loro rappresentanti eletti, deve contestualmente estendersi alle dichiarazioni di sciopero proprio per garantire la piena coerenza delle regole democratiche. Il diritto di sciopero, come recita la Costituzione, si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano. Nello stesso tempo occorre disporre di nuovi strumenti partecipativi e di responsabilizzazione dei lavoratori alla gestione delle imprese per rafforzare il concetto di diritto a collaborare espresso dall'articolo 46 della Carta. Questo progetto, che costituisce la risposta politica alla cultura dell'antagonismo e al fascino perverso della violenza, darebbe vita ad una effettiva unità d'azione aprendo la via alla costituzione di un grande sindacato unitario di stampo riformista, libero da ogni condizionamento che, accanto alla tradizionale e insopprimibile dimensione conflittuale, esercita un ruolo partecipativo e di responsabilità. Una strategia per una politica sindacale riformista dovrebbe essere condivisa anche dalla maggioranza congressuale della Cgil.
E'possibile che di fronte alla nascita di una organizzazione certamente maggioritaria raccolta intorno alla Cgil, alla Cisl e alla Uil si assista alla contestuale formazione di un sindacato che veda nella conflittualità permanente di natura antagonista la propria ragion d'essere. Ma è una sfida da accettare per dare ai lavoratori italiani un sindacato moderno.* segretario della UIL
di Milano e Lombardia
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