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Il commento Invece di resistere, i Pm vadano a lavorare

Egregio presidente Napolitano,
anche il 2 giugno non ha perso occasione per richiamare le forze politiche al rispetto delle regole del gioco e a un riconoscimento di dignità reciproca. Ha ragione, lo spettacolo politico del Paese è avvilente ancor più quando vengono passati in rassegna i nostri militari che marciano orgogliosi del tricolore per qualche euro mensile. I nostri parlamentari, però, sotto la scure per loro funesta del temuto Tremonti, inizieranno a smantellare qualche privilegio: poca roba certo, ma meglio che niente. Poi mica tutti avranno la fortuna di trovarsi gratuitamente qualche appartamento tra i cespiti familiari. L’importante è invertire il trend e almeno nelle intenzioni il ragionier di stato Giulio pare abbia iniziato l’opera di sforbiciamento e i destinatari del Palazzo della politica non hanno battuto ciglio.
Chi invece non tollera alcun taglio al proprio status di intangibilità personale e pecuniaria sono i magistrati. Ecco allora che i componenti dell’Anm scioperano il 7 giugno contro la manovra finanziaria che ne decurta le prebende. Lesa maestà alle toghe costrette non solo a risparmiare sulle intercettazioni, ma anche su convegni, banchetti e autocelebrazioni della propria autorità rigorosamente a spese nostre.
Scusi Presidente, nemmeno una parola contro i santoni del diritto? Non un richiamo a stringere la cintura dell’obesità in ermellino? Lei è costituzionalmente il capo del Csm, il primus inter pares dei magistrati italiani e la finanziaria è siglata e cesellata dalla Sua firma: parrebbe d’intendere che i giudici se ne facciano un baffo. Prenda provvedimenti presidente Napolitano: con quale ardire questi signori - che impiegano anna annorum per una sentenza - scioperano? Ci metta una parolina gentile, sussurrata, ma esplicita: lavorare, lavorare, lavorare. Sono finiti i tempi del dettato di Saverio Borrelli resistere, resistere, resistere e le toghe hanno già resistito quanto basta al punto che la giustizia si è ammalata di menefreghismo. Hanno resistito così caparbiamente all’olio di gomito da fare in modo che un’impresa recuperasse un credito in una decina d’anni e mettendo così in fuga gli investitori da un mercato dove il malandrino è tutelato dal parassitismo di un sistema stato inerte e antimeritocratico.
Oggi che il fondo del barile è ampiamente raschiato, questi gentiluomini depositari della verità e della giustizia incrociano le braccia: i principini di Cassazione al pari delle tute blu di Termini Imerese! Why not? Risponderebbe De Magistris, ma lei, dottor Palamara, sappia che gli italiani si aspettano un colpo di reni da qualsiasi parte esso provenga. I magistrati volevano essere l’alternativa alla corruttela della politica. Inizino a replicare: ci tagliate gli stipendi? Noi lavoriamo il doppio perché vogliamo dimostrare che una parte d’Italia crede nella capacità di recupero del Paese a prescindere dall’entità dello stipendio come i bersaglieri e la Folgore. Nulla di tutto ciò. Né un sussulto di dignità, né un richiamino docile di Napolitano in qualità di capo del Csm. Nessuna novità, ma la solita piazzata mentecatta dello sciopero, come se qualcuno si sconvolgesse tanto perché un processo, invece di un decennio striminzito, durerà dieci anni e un giorno.
I vecchi ozi e banchetti son finiti per tutti parlamentari, magistrati e uomini di strada, non perché lo dice Tremonti, ma perché lo impone il portafoglio vuoto. Ne prendano atto le toghe come hanno fatto tutti i comuni mortali del pianeta afflitto da un’imponente crisi economica che non lascia indifferente proprio nessuno. Anche loro faranno un po’ di dieta che tutti i mali quieta, riequilibrando il rapporto cene-sentenze a tutto vantaggio delle seconde e della loro salute.

Se poi seguiteranno a resistere e a spassarsela con le indecorose pièces satiriche andate in scena a Trani o a Santa Maria Capua Vetere, sappiano che il default Grecia è dietro l’angolo e dopo dovranno incrociare le braccia per davvero. Non solo per scioperare e mangiare...
www.matteomion.com

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