La produzione industriale italiana è in forte espansione, trainata dagli investimenti e dallexport. Lo dicono i dati del marzo di questanno, che indicano una crescita del 3,1% rispetto al marzo 2010. Nel primo trimestre cè una crescita dell1,9% sul primo del 2010. Questo trend favorevole del primo trimestre riceve una conferma indiretta dalla diminuzione della cassa integrazione ordinaria del 47% in aprile rispetto allo stesso mese del 2010.
Ma come spesso accade, il dato medio globale, cela notizie buone e cattive. Le buone riguardano la dinamica eccezionalmente positiva del raggruppamento dei settori di produzione di beni strumentali, che è del +8,5 nel confronto marzo su marzo e del +6,9 nel primo trimestre 2011 sullo primo del 2010. Il raggruppamento dei beni intermedi è in aumento del 3,8 nel marzo 2011 su quello del 2010 e del 3,5 nel confronto fra trimestri. Il record della crescita trimestrale spetta alle industrie di fabbricazione di macchinari e attrezzature con un +13,8%. Per la metallurgia e i prodotti di metallo laumento è pari all8,3%. È anche da segnalare lincremento della produzione di mezzi di trasporto del 3,9%. Infatti, per le autovetture il primo trimestre è stato magro, non essendoci più gli eco-incentivi.
Dunque questa crescita di quasi 4 punti nella produzione di mezzi di trasporto è tutta dovuta a un aumento superiore alla media della realizzazione di veicoli industriali. La ripresa italiana è trainata dallaumento della domanda interna di beni di investimento e dalle esportazioni di beni strumentali. In particolare di macchinari in cui il made in Italy è specializzato, nelle economie in espansione. Ne può essere soddisfatta la Federmeccanica presieduta da Pier Luigi Ceccardi. Accanto a queste due notizie buone, due cattive, che però, hanno spiegazioni che ne riducono la portata. Sono in sofferenza le industrie dei beni di consumo (-2,7% nel primo trimestre 2011 sul primo del 20109. Essa si accentua per le produzioni di beni durevoli arrivando al 3,5% mentre per i beni non durevoli cè solo una diminuzione di 0,4. E cè una riduzione dell1,9%, sempre su base trimestrale, per le industrie di fornitura di energia elettrica, vapore e gas. Questultima, flessione, ha una spiegazione congiunturale: la guerra civile in Libia ha comportato il blocco delle forniture di gas da questo Paese allItalia. Diversa la spiegazione del cattivo andamento delle industrie di produzione di beni durevoli di consumo, che riguarda in particolare il settore delle apparecchiature elettriche e delle apparecchiature domestiche non elettriche, che - nel primo trimestre 2011 sul primo 2010 - presenta una flessione record del 10,4% e il settore tessile, abbigliamento, pelli e accessori, che, nello stesso periodo, diminuisce del 6%.
Una parte delle difficoltà di questi settori si spiega con gli ostacoli al piano casa frapposti soprattutto (ma non solo) dalle Regioni di sinistra, che hanno bloccato il rilancio delledilizia. Anche la minaccia di tasse patrimoniali ha ostacolato il mercato immobiliare e quindi le imprese connesse alledilizia. Ma una parte di questa caduta si spiega con la flessione di mercati tradizionali non compensata da una espansione nei Paesi emergenti. In essi, invece, i tedeschi stanno vendendo di tutto, anche nei beni di consumo durevole. Se lex ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola, non fosse stato colpito da un caso di mala giustizia e di mala stampa, che lo ha costretto a dimettersi, senza che avesse colpa, probabilmente gli istituti pubblici del commercio estero avrebbero potuto aiutare meglio le nostre imprese in questa riconversione delle aree di mercato.
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