In Comune cresce il partito anti-Expo

Prima erano solo quelli della sinistra più estrema. Ora il contagio si allarga. Il fatto è che ci sono molti più dubbi che soldi. E così, al tempo della crisi, cresce il partito degli Expo-scettici, di quelli che cominciano a dubitare sull’opportunità di indebitarsi per mantener fede all’impegno (e fanno 1.486 milioni di euro, terreni e metropolitane escluse). Con Palazzo Marino diventato ormai l’epicentro di un sisma che sta terremotando l’organizzazione dell’evento. E il governatore e commissario generale per l’Expo Roberto Formigoni che invita a non «farsi tremare il braccio proprio adesso». Ma il sindaco Giuliano Pisapia protesta per i tagli. «Non possiamo fare da soli - si lamenta - Il governo faccia quanto si è impegnato a fare». L’impegno è faraonico perché solo per le opere serviranno 1,7 miliardi di euro. Di cui 833 milioni a carico del governo e 653 sulle spalle degli enti locali.

Che ora cominciano a pensare di non potercela fare. Per il consigliere comunale vendoliano Mirko Mazzali è il caso di ripensarci, mentre secondo Basilio Rizzo «l’operazione è miseramente fallita. I sogni di gloria, le prospettive di grandi affari non ci sono più».

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