Roma. La colpa è grave, ma la pena lo è molto di più. Per eccessiva severità del giudizio, la Consulta ha infatti dichiarato costituzionalmente illegittima la «punizione» della «decadenza perpetua» dalle graduatorie, prevista per chi ha fatto carte false pur di entrare nella pubblica amministrazione. In sostanza, coloro che hanno dichiarato il falso per poter essere ammessi nei concorsi pubblici e sono stati esclusi dalla graduatoria per ottenere il posto al quale puntavano, potranno ripresentarsi in futuro sempre nel settore del pubblico impiego.
È stato ritenuto eccessivo, insomma, il castigo previsto per gli «imbroglioni» che si vedevano precludere per sempre la possibilità di partecipare a un concorso pubblico. La Consulta ha ritenuto che lingiustizia sia dovuta al fatto che non cè adeguatezza tra lillecito commesso e la sanzione ricevuta, infatti colpisce per una durata illimitata e senza distinzione tutti i comportamenti «rientranti nellarea di decadenza dal pubblico impiego».
Il caso è stato innescato dal ricorso di una professoressa pugliese che aveva protestato contro il ministero della Pubblica istruzione per averla dichiarata decaduta in perpetuo.
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