Confessioni dell’attore impenitente

Il sipario torna ad alzarsi su Paolo Villaggio, che da questa sera sarà in scena al teatro Parioli con lo spettacolo dal titolo «Il profumo delle lucciole». L’attore genovese ripercorre proprio sulle assi del palcoscenico del Parioli la sua vita con i migliori aneddoti che hanno caratterizzato i suoi esordi e i grandi successi della sua carriera. Ispirandosi a suoi due testi Vita, morte e miracoli di un pezzo di merda e Delirio di un povero vecchio ripercorre la sua vita, i suoi successi televisivi e cinematografici: dai tempi in cui era animatore sulle navi della Costa Crociere, con compagni di viaggio quali Fabrizio De Andrè, il poeta alla chitarra, fino al successo ottenuto con il personaggio di Fantozzi, dal successo ottenuto anche grazie ai libri (tradotti in Francia, Sudamerica e Russia), fino al lavoro per il grande schermo, dove Villaggio ha prestato la sua voce e il suo volto a registi del calibro di Fellini, Monicelli, Olmi e Lina Wertmuller.
Tra le molte «bassezze e miserie che non teme di affibbiarsi», risulta innegabile una sua grande qualità: il coraggio di dire sempre quello che pensa. Senza mezzi termini. Si annuncia quindi un delirio teatrale che non risparmierà niente e nessuno: dal cabaret alla televisione, dalla letteratura al cinema, dalla satira alla pubblicità. Villaggio percorre da protagonista questi territori e ne conosce a perfezione fatti e misfatti.

Come è fatale, anche in lui, i difetti si sono aggravati e negli anni è cresciuto in maniera mostruosa il suo strutturale impudente gusto della provocazione e del paradosso. Di dire, insomma, quello che gli pare, anche a nome nostro.

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