«Conosco quell’uomo, la tormentava a ogni ora»

«Era sempre qui, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Una volta l’ho trovato alle 6.30 del mattino. E gli inquilini li sentivano spesso litigare. Uno mi ha anche detto che la settimana scorsa lei ha dovuto chiamare i carabinieri». Vincenzo Lo Russo, 56 anni, portiere in viale Forlanini, dove Monica Morra, 33 anni, aveva inutilmente cercato rifugio dal marito alcolizzato e violento, ricorda così la presenza di Massimo Merafina, 45 anni, continua e ossessiva fino al dramma: l’omicidio ieri davanti all’asilo, dove aveva portato il figlio.
Monica e Massimo si conoscono alle Poste dove entrambi lavoravano. Impiego che ben presto lui però perde. Lei tende una mano a quell’uomo con alle spalle un passato di denunce e arresti per furti, oltraggi e resistenza a pubblico ufficiale. Ma è soprattutto l’alcol a minare il suo equilibrio, l’alcol che lo rende brutale, che gli fa spesso alzare le mani sulla povera donna. Che per un periodo anziché aiutarlo, sta per cadere lei stessa schiava della bottiglia. La nascita del bambino, due anni fa, la convince a raddrizzare la sua vita e la scorsa estate decide di lasciare l’alloggio popolare al secondo piano di via Pascarella 35, interno G, per trasferirsi in un’altra casa pubblica, al piano rialzato di viale Forlanini 26, interno B.
«Ricordo che il contratto fu firmato il 1° dicembre dell’anno scorso, ma tra un lavoretto di sistemazione e una ritinteggiatura, l’appartamento non fu pronto prima di febbraio» continua Lo Russo. Che ricorda ora quella giovane donna alta, mora e con un tatuaggio sulla spalla. Pochi giorni dopo il suo arrivo Merafina inizia a tormentarla. Non accetta la separazione, lei però non ha nessuna intenzione di tornare, ma ugualmente non gli sbatte la porta in faccia. Per il figlio che lei gli consente di vedere quando vuole e anzi spesso gli affida. In via Pascarella in molti lo ricordano rientrare mano nella mano con il piccolino.
Ma è Monica l’ossessione. Lui non dispera di poterla riconquistare, ma la sua speranza subisce un duro colpo qualche giorno fa quando, mentre si trova in casa sua, suona il telefono, lui alza la cornetta, un uomo chiede di sua moglie. Lui diventa allora sempre più ossessivo e violento. Sospetta ci sia un altro uomo nella sua vita, particolare che i carabinieri non hanno ancora chiarito. Forse solo un tarlo nella mente dell’uomo. Che la notte tra il 18 e il 19 si presenta a casa della donna. Vuole entrare a ogni costo, lei si rifiuta lui si attacca al campanello fino a sradicarlo. A questo punto Monica è costretta a chiamare i carabinieri. Una vicina rientrando intorno alle 3 la vede spiegare ai militari l’aggressione del marito, nel frattempo fuggito.
«Non avrei mai pensato però a un simile epilogo - dice ora il portiere - sapevo dei litigi ma con me e i vicini era sempre educato, mai aggressivo. Certo un po’ insistente. E strano. Come l’altro giorno che me lo sono trovato in cortile alle 6.30». È l’epilogo del dramma.

Massimo ormai è convinto di aver perso per sempre la donna della sua vita e decide di farla finita. L’aspetta davanti all’asilo di via Cova, la picchia mentre ha ancora il bambino in mano. Una bidella riesce a portare in salvo il piccolo e lui la pugnala a morte. Poi il disperato tentativo di fuga e l’arresto.

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