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Contagi di sifilide e Hiv in aumento nella capitale

Dal 2001 i casi di Aids sono cresciuti del 150 per cento Sugli omo-bisessuali i dati più allarmanti

Andrea Cionci

Sifilide e Hiv in vertiginoso aumento nella capitale. I dati sconcertanti emergono da due recenti studi epidemiologici curati dall’Istituto di dermatologia infettiva del San Gallicano. L’aumento più allarmante riguarda la popolazione omo-bisessuale romana. Tra le cause dei nuovi contagi, una certa rilassatezza dei costumi, il mancato uso del preservativo e dei test di controllo e l’aumento di mobilità delle popolazioni.
Il dramma è che, mentre i sintomi della sifilide appaiono presto, quelli dell’Hiv non si manifestano se non dopo diversi anni. Nel frattempo il sieropositivo può continuare a contagiare inconsapevolmente tutte le persone con le quali ha rapporti non protetti. Gli studi si riferiscono a un monitoraggio dell’infezione da Hiv iniziato nel 1984 nella popolazione omo-bisessuale e alla registrazione delle diagnosi di sifilide effettuate annualmente dal 1991, presso lo stesso ospedale romano. Lo studio sull’Hiv è stato pubblicato sulla rivista scientifica inglese Aids e dimostra come, a partire dal 2001, i contagi abbiano fatto registrare una brusca impennata, con un aumento addirittura del 150 per cento.
La capacità delle attuali terapie di cronicizzare l’infezione da Hiv, bloccando l’evoluzione in Aids, allungando di molto le prospettive di vita dei pazienti, ha finito per sdrammatizzarne illusoriamente la gravità e ha fatto sì che la malattia venisse «dimenticata» dalla coscienza collettiva. Il preservativo è giudicato - soprattutto dai giovani, che sono ormai lontani dalle grandi campagne informative degli anni ’80-’90 - un ostacolo al piacere, costoso quanto inutile. Pochi sanno che il test dell’Hiv è gratuito presso le strutture pubbliche (mentre nelle strutture private costa intorno ai 45 euro) e che le terapie contro l’Aids sono molto pesanti e producono vistosi cambiamenti esteriori. Contro questa pericolosa ignoranza si volge un’originale iniziativa del Centro culturale cappella Orsini, appena dietro Campo de’ Fiori, che ha promosso un progetto innovativo intitolato «Hiv: dal divieto alla conoscenza», proponendosi di sensibilizzare il pubblico alla conoscenza scientifica del virus e delle altre malattie sessualmente trasmissibili, attraverso l’arte contemporanea, la moda, il cinema e la letteratura. L’obiettivo è quello di ridestare l’attenzione pubblica su un problema trascurato dai media e contribuire ad incoraggiare i giovani all’uso del preservativo e dei test di controllo. L’iniziativa durerà da luglio a dicembre e avrà come simbolo un modello di due metri del virus Hiv che sarà posto in piazza del Paradiso. Oggi sembrano più a rischio soprattutto gli omosessuali, poiché hanno rapporti più frequenti e con un maggior numero di partner. La ricerca del San Gallicano ha tenuto sotto osservazione un campione di circa mille individui omo-bisessuali e ben 125 di questi nel corso degli anni sono risultati contagiati dall’Hiv. Nel mondo della prostituzione sembra invece confermarsi una maggiore attenzione all’uso del preservativo e tra i tossicodipendenti una generale consapevolezza sui rischi dell’utilizzo di una stessa siringa.
Un altro discorso deve essere fatto per lo studio compiuto sulla sifilide, (pubblicato sulla rivista statunitense Archives of Dermatology), che ha misurato l’andamento delle diagnosi in tre categorie: omo-bisessuali, uomini e donne eterosessuali. In questo caso l’aumento dei contagi negli ultimi anni è stato sconcertante e di carattere addirittura esponenziale. L’aumento si è registrato più marcatamente tra gli omo-bisessuali. Basti pensare che dal 2000 al 2001 i casi di contagio erano aumentati del 150 per cento, nel 2002 a loro volta dell’80 per cento, nel 2003 del 44 per cento e sebbene per gli ultimi anni le cifre esatte ancora non siano ufficiali, i malati di sifilide sono aumentati ancora.
La sifilide, anche a causa delle lesioni cutanee che produce, aumenta la suscettibilità biologica dell’organismo al contagio dell’Hiv e aumenta l’infettività nel paziente sieropositivo. Il timore è quello che oggi proprio il legame tra sifilide e Hiv possa continuare a determinare un forte aumento dei contagi da Hiv anche tra gli eterosessuali. A partire dal 2001 Roma ha accolto nuove ondate migratorie. Questa diffusione della sifilide si può mettere in relazione con l’aumento della popolazione migrante? «La sifilide era stata tenuta sotto controllo fino alla fine degli anni Novanta - spiega il dottor Giuliani, tra gli autori dello studio -.

È certamente possibile che il batterio sia stato rimesso in circolazione attraverso le rotte migratorie, anche considerato che esse partono spesso da aree geografiche di guerra, di conflitti etnici o caratterizzate da estrema povertà, contesti nei quali le malattie sessualmente trasmesse sanno propagarsi facilmente».

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