Politica

An contro la moschea no global contro Cofferati

da Bologna

In piazza Maggiore la Cdl raccoglieva firme contro la moschea di Bologna; a un chilometro di distanza, ai margini del centro storico, un corteo dei centri sociali si scontrava con le forze dell'ordine. A unire le due manifestazioni di segno politico del tutto opposto, l'opposizione alle politiche del sindaco Sergio Cofferati.
Il corteo dei centri sociali, che non aveva avuto il permesso di sfilare in centro, è entrato in contatto con il cordone di agenti in tenuta antisommossa che volevano impedire l'ingresso di due camion nel corteo. Da via del Pratello, i manifestanti, circa duemila, erano riusciti a sfilare per un tratto, inscenando il funerale della città, con tanto di bara e becchini con la maschera di Cofferati. Poi lo stop imposto dalla polizia, che ha provocato la reazione di un gruppo di esagitati che ha lanciato bottiglie contro gli agenti. È volata qualche manganellata, poi è partita la trattativa con la Digos e al corteo è stato permesso di proseguire verso la periferia. Ma sabato prossimo è in programma un'altra manifestazione dei «duri» contro il sindaco-sceriffo.
Da una pacifica piazza Maggiore, invece, nelle stesse ore è partita la campagna nazionale di An per chiedere referendum consultivi in ogni città dove si parla della costruzione di una moschea. «Non siamo contro le moschee in quanto tali - ha spiegato Andrea Ronchi, portavoce nazionale di Alleanza nazionale, ieri sotto le due torri - ma siamo contro le infiltrazioni dell'Ucoii nelle moschee in Italia. Questa iniziativa è stata concordata con Fini». Primo obiettivo, dunque, costringere il sindaco del capoluogo emiliano a una vera partecipazione sulla realizzazione del luogo di culto musulmano a Bologna, dopo il dietrofront su una permuta di terreni a favore del Centro di cultura islamica, affiliato all'Ucoii, che faceva acqua da tutte le parti. Per il momento, invece, la partecipazione avviata dal Quartiere San Donato, dove dovrebbe sorgere la struttura, si svolge a porte chiuse solo con quelle associazioni che hanno ricevuto la patente di rappresentitività dal Comune.
Così ieri pomeriggio in piazza Maggiore An, insieme alla Lega e a Forza Italia, ha cominciato a raccogliere le firme: in tre ore oltre mille. Alle spalle dei banchetti, uno striscione nero attaccato alle mura del Comune: «No alla moschea». Al centro del referendum consultivo che i finiani chiederanno a Cofferati, ci sono tre quesiti: chi la finanzierà, chi la gestirà e quanto dovrà essere grande. «Questi interrogativi - ha notato Ronchi - valgono qui a Bologna come nel resto d'Italia, dove si discute di moschee: a Genova, a Roma, a Ravenna, in Toscana. Preferisco questa partecipazione a fenomeni di razzismo di fronte a decisioni calate dall'alto». In piazza, il deputato di An Enzo Raisi, capogruppo dei finiani in Consiglio comunale a Bologna, ha arringato la piccola folla, circa duecento persone di ogni età: «La moschea non è cosa loro, abbiamo il diritto di esprimere il nostro parere. Invito il sindaco a farlo». Ronchi, qualche ora prima, era andato più in là: «Se Cofferati vuole la partecipazione, dia il buon esempio e venga a firmare per primo. Ma è come Prodi a Roma: appena le loro barche si muovono, fanno acqua».
Prima di fermarsi a Bologna, il portavoce di An era stato ricevuto dal ministro dell'Interno Giuliano Amato. Al centro dell'incontro, la posizione dell'Ucoii, vicino al movimento integralista dei Fratelli musulmani, nella Consulta del Viminale: un organismo bloccato da mesi proprio per l'indisponibilità dell'Ucoii di accettare le condizioni poste dallo Stato: «Con chi non riconosce Israele - ha sottolineato Ronchi, ricordando la pubblicazione sui giornali di una pagina che accostava i metodi dello Stato ebraico a quelli della Germania nazista - non ci si può sedere a un tavolo.

Al governo dico che bisogna dare voce e risorse ai musulmani moderati».

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