«Rottamatori azzurri» in pezzi. Ma soprattutto veleni, congiure, invidie e sgambetti. La raccolta di firme contro Nicole Minetti organizzata da Sara Giudice sta mettendo a soqquadro il centrodestra milanese. Dopo le voci di un allontanamento del coordinatore Guido Podestà per una difesa troppo tiepida della consigliera regionale e l’arrivo di Mario Mantovani che minaccia la sua espulsione, ora a tener banco sono le voci sul mercato delle candidature per le prossime comunali. Ma anche falsi comunicati mesi in giro per annunciare inventate fughe dal Pdl. Come quella del vicepresidente del consiglio di Zona 7 Norma Iannacone che smentisce assolutamente «presunti contatti con esponenti di vertice di Futuro e Libertà. Mi vedo costretta a smentire con forza: questi contatti non solo non sono mai avvenuti, ma non avverranno mai poiché non mi riconosco in alcun modo nelle loro posizioni. Sono una donna di destra con alle spalle una lunga militanza in An e ritengo che i valori della destra si ritrovino nel Pdl e non certo in una formazione dall'identità confusa e dal posizionamento politico contraddittorio come Fli». Le voci di un cambio di partito? «Evidentemente qualche mestatore punta a screditarmi». Con qualcuno che per lei già parla di una presidenza al consiglio di Zona o a una candidatura a Palazzo Marino.
Così come smentiscono un passaggio ai «futuristi» finiani i due Giudice, Sara e papà Enzo, consigliere comunale e politico di lungo corso. «Esponenti del Pdl - tiene duro la figlia - mi hanno fatto sapere che o la smetto o mi cacciano. Ma ho risposto che io vado avanti». Con le firme ormai arrivate a 10mila. «La maggior parte - assicura - sono elettori e amministratori del centrodestra. La battaglia è diventata generazionale, visto che anche persone dell’Udc, Fli, Lega e Pd la appoggiano. Finalmente in politica c’è qualcosa che unisce e non divide». Mentre papà Enzo assicura che «né io, né Sara passeremo mai con Fini». I contatti con Manfredi Palmeri? «Impossibili. Sara da quindici giorni è stata assunta da una multinazionale e lavora a Roma». I problemi all’interno del Pdl? «Tutti dicono che i problemi devono essere sottoposti a un dibattito interno e non alla stampa, ma io chiedo quale sia il luogo fisico in cui questo dibattito si può fare.
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