Controrivoluzione cubana Si torna a giocare a golf

Castro dà il via alla costruzione di 12 campi extra lusso proprio quando la Cina li vieta. La sfida tra maoisti e castristi ora è a chi va in buca

Controrivoluzione cubana 
Si torna a giocare a golf

Cuba vuole una faccia nuova. Guarda avanti e vede grandi campi da golf con l’erbetta all’inglese. Cuba ha voglia di modernità, e pensa ai grandi investitori internazionali. A 84 anni Fidel Castro resiste, ma è il fratello Raùl a tenere le redini. É lui che vuole giocare a golf, a lui quello sport da borghesi era sempre piaciuto. In passato non lo aveva mai confessato, roba da capitalisti, era la passione di Dwight Eisenhower, il presidente da combattere all’epoca della guerra fredda. Allora era impossibile vestirsi da rivoluzionario e tirare in buca. Oggi tutto è cambiato: l’ideologia, il comunismo, l’idea stessa di capitalismo sono concetti sfumati e confusi. Oggi quello che conta è restare a galla, e quindi via con l’economia di mercato. La data del New Deal era già stata fissata ad aprile, in occasione del VI congresso del Partito comunista cubano. Ed è stato proprio in quell’occasione che Raùl aveva indicato il nuovo corso: meno Stato e più impresa, l’unico modo per salvare il socialismo. L’economia da risanare, più tagli e più investimenti, capitali stranieri, invertire rotta con 250mila licenze per attività private e per nuove industrie. Era stata definita la controrivoluzione del secondo Castro, di quel fratello rimasto per settant’anni nell’ombra. Fidel resta a guardare dietro le quinte, pensa a cinquant’anni fa, a quando i rivoluzionari erano ragazzi, gli torna in mente Che Guevara che faceva il caddie in Argentina. Ci sono le foto, in bianco e nero, giovanissimo e concentrato. Se Cuba vuole resistere deve diventare borghese.
E allora si parte, il governo ha approvato i primi piani per la costruzione di quattro lussuosi campi da golf sull’isola: un investimento già in fase di progettazione dal costo di 1,5 miliardi di dollari. Gli investitori sono canadesi e inglesi che da anni trattano con l’ente statale cubano per il turismo. Prima di aprile però l’argomento golf era rimasto tabù. Lo stesso divieto che oggi ha imposto la Cina. Troppi campi da loro. Dove i rivoluzionari di Mao coltivavano il riso, adesso si perdono le palline da golf dei milionari. Un oltraggio da bloccare, e così il governo ha deciso di bloccare la costruzione di nuovi campi: «Sono un virus per la nostra democrazia, è lo sport dei capitalisti», fa sapere Pechino. A Cuba l’ideologia fa a pugni con la necessità e al governo locale andranno circa metà dei profitti. Eccola la spinta che serviva a far cambiare idea su uno sport poco rivoluzionario. Uno dei primi atti di governo di Castro fu proprio la chiusura dei dodici impianti da golf dell’isola; alcuni sarebbero diventati basi militari. A fine anni Novanta aprì quello che fino ad ora era rimasto l’unico campo da golf di Cuba, 18 buche vicino alla spiaggia di Varadero, che negli anni scorsi aveva ospitato anche un torneo internazionale.
Dopo il congresso del partito comunista cubano dello scorso aprile, il governo ha deciso di puntare sul turismo. La costruzione di campi da golf, diretta soprattutto ai turisti più ricchi, aiuterà a «differenziare l’offerta» di Cuba e a distinguerla dai Paesi vicini. Il ministro cubano del turismo, Manuel Marrero, ha detto in una conferenza in Europa che il governo intende procedere a costruire almeno altri dodici impianti nel prossimo futuro. I turisti che arriveranno saranno canadesi, europei e asiatici: dopo l’embargo tra Cuba e Stati Uniti degli anni Sessanta, i cittadini statunitensi non possono spendere soldi sull’isola a meno che non abbiano una apposita licenza del Dipartimento del Tesoro.

Cuba diventerà un paradiso per spendaccioni, a fianco dei campi da golf verranno costruiti centri commerciali, hotel di lusso e centinaia di appartamenti, incentivando gli stranieri a comprare una seconda casa a Cuba. Il New Deal è iniziato e questa volta Raùl ha deciso di salire sulla giostra.

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