La quarta produzione dello Stabile in questa Stagione teatrale è un testo di Tolstoj mai presentato in Italia, «Svet (La luce che splende nelle tenebre)». Questo testo teatrale del grande scrittore russo, rimasto incompiuto, e qui elaborato da Marco Sciaccaluga e Danilo Macrì, è attuale per quello che dice, raccontando dell'«invincibile utopia», come la definisce il regista Sciaccaluga, di rileggere il mondo in maniera diversa. La fede viene vissuta dal protagonista per il suo valore sociale e politico, il che riporta appunto ad un tema molto attuale ai giorni nostri. Marco Sciaccaluga parla di un «testo necessario», commentando la scelta fatta da lui e dal direttore dello Stabile Carlo Repetti per questo testo tolstojano andato sepolto per anni e appartenente al grande romanziere che aveva una notevole diffidenza verso il teatro che amava e odiava allo stesso tempo.
È la storia di un proprietario terriero, ricco, padrone di un bosco che contava più di quattrocento alberi, che un giorno viene folgorato dalla lettura del Vangelo e dall'insegnamento della parola di Cristo e per questo vuol porre un cambiamento alla sua vita. Ma il cambiamento radicale proposto alla famiglia non è ben accetto soprattutto dalla moglie e dal figlio maggiore, il che lo porta addirittura al progetto di fuggire da una casa che oramai sente ostile e da cui si sente completamente incompreso.
Tolstoj racconta tutto questo in maniera straordinaria,dice sempre Marco Sciaccaluga, e il suo pensiero radicale risuona in maniera sconvolgente nel momento storico che sta vivendo la nostra generazione: la religione che divide i popoli invece di unirli nel concetto di bene e di pace come è l'insegnamento di Cristo nel Vangelo.
La struttura dell'opera è quella di una tragicommedia grottesca, in cui l'autore se ne infischia dei problemi registici di realizzazione. I personaggi che dovrebbero essere in scena sono una settantina il che non è realizzabile per nessuna compagnia che al massimo ha a disposizione una quindicina di attori che pertanto sono costretti a cambiare spesso veste dinanzi al pubblico. Grosso fardello dunque per il regista e per gli attori. Possiamo senza dubbio parlare di un teatro che non ha una scatola estetica, ma che si preoccupa solo di portare in scena un messaggio preciso e forte.
In questo nuovo lavoro dello Stabile ritroviamo un volto noto quello di Vittorio Franceschi che dal 1992 abbiamo spesso visto sul palcoscenico genovese di questo teatro,il quale dimostra entusiasmo nel far vivere il personaggio di Saryncev,il protagonista,perché dice che in tanti anni di carriera è il personaggio con cui si è trovato più d'accordo.
Lo spettacolo sarà in programma al Duse da mercoledì 10 a domenica 28 gennaio.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.