Marcello DOrta
Fino allentrata in vigore del cosiddetto team, o modulo (vari professori per classe) i maestri elementari insegnavano anche Religione. Molti, però (e tra questi, il sottoscritto) allo scopo di far guadagnare qualche lira anche ad altri colleghi (più edotti in materia, perché in possesso di un diploma rilasciato dalla Curia) si dichiaravano poco preparati allinsegnamento di quella disciplina, e così in classe entravano preti, suore o in ogni caso «esperti» di Sacra Scrittura. La morale cristiana che i miei alunni apprendevano da questi docenti era in perfetta sintonia con i principi fondamentali della Costituzione italiana, che insegnavo nellora di Educazione civica. E questo si spiega col fatto che lo Stato italiano, pur essendo laico, ha profonde radici cattoliche.
Ora, alla luce del parere favorevole allora di religione islamica nelle scuole italiane, espresso dal cardinale Martino, vorrei che qualcuno mi spiegasse come si può conciliare larticolo 11 della Costituzione italiana («LItalia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazioni») con questi versi del Corano: «Combattete a fondo nel sentiero del Dio, combattete (...) ammazzateli dovunque essi si incontrino (...) combatteteli fino a che (...) la religione sia quella del Dio (...) Non tentennate, non cedete! Non invocate: Pace, pace!, mentre siete i più forti. (...) Moriranno di morte violenta. Saranno crocifissi. Gli sarà tagliata una mano, gli sarà amputata la gamba della parte opposta a quella della mano (...) A chiunque avrà combattuto la buona battaglia nel sentiero di Dio (...) daremo ben presto una grandissima ricompensa».
Vorrei, ancora, che qualcuno mi spiegasse come si può conciliare larticolo 3 («Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»), larticolo 8 («Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con lordinamento giuridico italiano») e larticolo 13 della Costituzione italiana («È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà») con questi versi del Corano: «Se qualcuno ha manifestato ostilità verso di voi, ripagatelo con la stessa moneta»; «Se ci sono femmine che si rendono colpevoli di scandalo (...) tappatele in casa, nei recessi segreti, fino a che morte non avvenga» e decine di altri passi in cui i diritti civili sono calpestati, le diverse religioni perseguitate, la libertà di pensiero umiliata, la violenza fisica ammessa quando non esaltata. Alcuni esempi: in Arabia Saudita non è punibile luomo che picchia la moglie; in Mauritania lo schiavismo è tollerato; in Libia la tortura è uno strumento lecito; in Sudan è prevista la pena di morte per chi rinnega lIslam. In Iran, pochi giorni fa, un bambino colpevole di furto in un mercato è stato condannato allamputazione della mano: lo hanno fatto stendere a terra, facendogli passare sopra il braccio un fuoristrada.
Le distinzioni fra Islam sciita, Islam sunnita, Islam «moderato» eccetera, finiscono di esistere quando si consideri che per tutti i musulmani fa fede il solo Corano. Il Corano (di cui Schopenhauer diceva: «Non sono riuscito a scoprire nemmeno un pensiero dotato di valore») è per i seguaci di Maometto la parola di Dio (anzi Dio stesso, come ci ricorda Baget Bozzo) e ad esso i musulmani si uniformano. Ora, comè ammissibile che la scuola italiana possa insegnare princìpi che violano apertamente la Costituzione? La questione non è sul numero di alunni di fede islamica presenti in una scuola. Uno o cento, non cambia niente. Se anche un intero edificio scolastico fosse frequentato da musulmani, lo Stato italiano non dovrebbe permettere che si insegnassero dottrine contrarie agli articoli della Costituzione.
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