CORINNE MAIER Buongiorno furbizia

Un testo che ha un solo scopo: fare in modo che chi legge si senta un intellettuale vero. Quelli falsi sono solo gli altri

CORINNE MAIER Buongiorno furbizia

«I best seller sono, in generale, malvisti, anche se ogni intellettualoide accarezza il sogno un po’ folle di scriverne uno. Il best seller è il Bingo dell’intellettualoide». E di Bingo, Corinne Maier, ne ha già fato tre in pochi anni. Ha cominciato con Buongiorno pigrizia, arrivato in Italia nel 2005, anche se in Francia furbescamente suonava meglio Bonjour paresse, che fa rima ma è l’opposto di Bonjour tristesse, e chi meglio di lei, impiegata in un carrozzone pubblico dell’elettricità francese, poteva spiegare a milioni di colleghi sparsi in Francia e in tutta Europa le gioie del lavorare meno lavorare più sano, una sana tirata contro lo stress aziendale, il carrierismo, le dodici-quattordici ore di fila in ufficio sabato e domenica compresi, ambizioni e promozioni connesse, insomma, i vecchi stupidi sogni di chi non si accontenta di mille euro al mese, vuoi mettere le otto ore, pardon, sette, canoniche, allo scoccare dell’orologio si spegne il computer e tutti a casa a godersi la vita alla faccia del globalismo e della concorrenza cinese e ora anche indiana. Vuoi mettere con un bel cinema, un bel ristorante, un bel libro, che poi rimane il particolare di come si fa a godere la vita con neanche mille euro al mese e nessuna voglia di aumentarli, bisognerebbe vincere al Bingo oppure vendere trecentomila copie del proprio libro, come ha fatto lei, Corinne Maier.
Che l’anno dopo, si è ripetuta con Buongiorno lettino. Come sopravvivere all’analisi ridendo, e lì il Bingo è stato più facile e più scontato, sai che risate a prendere in giro le fumisterie di Jacques Lacan e il pansessualismo, con inconsci, complessi di Edipo e castrazione annessi, chiaro che il bignamino lo si leggeva tutto d’un fiato e alla fine chi è andato almeno una volta dallo psicanalista ha provato il sottile gusto della vendetta, chi non si distenderebbe mai sul lettino, si è sentito confortato.
Terzo bersaglio, terzo Bingo sicuro. Arriva in Italia, sempre da Bompiani, Intellettualoidi di tutto il mondo, unitevi (pag. 184, euro 9,90), e pazienza che di questi tempi è come sparare alla Croce rossa, se c’è uno che sta sulle scatole a tutti sono gli intellettualoidi, quelli che «parlano una lingua tutta loro. Si tratta di un gergo complesso e faticoso che consente loro di comunicare con altri intellettualoidi», attenzione, non intellettuali, gli intellettuali sono un’altra cosa, più seria, qui siamo proprio alla caricatura, un misto di morettismo e radicalismo chic, e bisognerebbe trovarlo uno cui stia simpatico l’intellettualoide come lo racconta, e che divertimento, Corinne Maier.
Che poi il problema è proprio quello che confessa l’autrice: «L'intellettualoide sogna di essere un outsider attento che mette in dubbio i cliché e le rappresentazioni stereotipate. Per condurre a buon fine tale demistificazione, egli si dà un gran da fare, ma senza forzare troppo», che è una sorta di autobiografia intellettuale di Corinne Maier che, per la terza volta, se la prende con i cliché e gli stereotipi che conosciamo e aborriamo tutti, l’altro ieri i malati cronici di lavoro, ieri i seguaci fanatici del dio Freud, oggi i produttori e i consumatori dell’intelligenza a buon mercato, quelli che hanno letto l’ultimo libro, visto il penultimo film, che non parlano mai di qualcosa che non abbiano appreso sul giornale, che non pensano nulla che non sia pensato dagli altri intellettualoidi par loro, sempre politicamente corretti, come politicamente corretti sono i bersagli di Corinne Maier, vedi se prova a prendere per i fondelli gli integralisti islamici che poi vanno ad aspettarla sotto casa, meglio sparare nel mucchio dei produttori e consumatori di mode intellettuali, mai fare un nome neanche per sbaglio, e soprattutto sparare in modo che chi legge si senta un vero intellettuale, mentre gli intellettualoidi sono sempre gli altri.
Frizzantino nella giusta gradazione, senza esagerare, scorrevole e pieno di buon senso, francese nel senso migliore del termine, con quella buona dose di «ho-capito-il-mondo-e-ora-te-lo-spiego» che è tipica del vero intellettuale che disprezza gli stupidi intellettualoidi, il terzo Bingo di Corinne Maier dimostra di aver compreso bene una delle leggi fondamentali della civiltà occidentale, quelle di saper scegliere il bersaglio giusto, un bersaglio già disprezzato dal buon senso e fondamentalmente innocuo, trasformarlo in una caricatura grottesca che appaia più pericolosa e più diffusa di quanto realmente sia, e sparargli addosso pallettoni di sarcasmo e di comune fastidio.


Operazione, attenzione, molto raffinata: perché a leggere e ad apprezzare il Bingo contro gli intellettualoidi, non potranno non essere le migliaia di intellettualoidi sparsi anche in Italia che la Maier avrà convinto, uno per uno, prendendolo da parte e parlandogli all’orecchio, che lui uno dei pochi veri intellettuali, mentre gli intellettualoidi saranno tutti gli altri.

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