Corriere della droga «arrestato» dal maltempo

Stefano Vladovich

Da Caracas a Tel Aviv con 10 chili di cocaina purissima. Scalo a Milano Malpensa, un giorno di sosta per contattare l’acquirente, poi l’ultima tratta di volo fino a casa, in Israele. L’insospettabile turista israeliano non poteva certo calcolare che le abbondanti nevicate abbattute in questi giorni sull’Italia del nord costringessero le compagnie aeree a una deviazione su Roma-Fiumicino. E così venerdì pomeriggio, quando il trentenne cerca di oltrepassare i varchi doganali del Leonardo da Vinci, per lui scattano le manette. In un doppiofondo ben congeniato in una grossa valigia, difatti, dieci panetti di droga della miglior qualità pronta per essere tagliata e immessa sul mercato. Un valore che supera, all’ingrosso, i 500mila euro. A insospettire i doganieri dello scalo romano, in particolare, uno dei due telefonini che l’uomo aveva in tasca. «All’apparenza sembrava davvero un cellulare come tanti - spiegano i funzionari del compartimento doganale - ma aveva un peso eccessivo. Quando abbiamo cercato di accenderlo non c’è stato nulla da fare. Alcuni tasti erano bloccati, come se non funzionassero». I dipendenti dell’Intendenza di Finanza si passano l’apparecchio cercando di capirci qualcosa. Il proprietario non parla e suda freddo. Improvvisamente un pulsante fa scattare un infernale marchingegno che «spara» una scossa elettrica ad alta tensione. Solo per un soffio la scarica non colpisce un passeggero in transito. «È un immobilizer portatile - spiegano ancora gli inquirenti -. Un’arma usata da alcune forze di polizia al posto del manganello. Efficacissima: stordisce l’avversario stendendolo a terra ma senza provocargli gravi lesioni». Insomma, in realtà l’uomo è un astuto corriere disposto a tutto pur di non farsi scippare il carico di polvere bianca. A quel punto ai funzionari non resta altro che controllare al millimetro tutte le valigie e recuperare la roba. Il narcotrafficante, per il momento, è finito in carcere in attesa di essere interrogato dai magistrati della Procura di Civitavecchia. Ma le indagini continuano.

Gli investigatori sarebbero sulle tracce del destinatario milanese della coca e di altri componenti l’organizzazione internazionale in contatto con i «cartelli» venezuelani. Fra i sequestri eccellenti effettuati negli ultimi mesi al Leonardo da Vinci quello di ben 180 chili di coca nascosta in uno stock di parabordi nautici acquistati in Messico per conto di una ditta teramana.

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