Cortei Roma paralizzata non ne può più

Cortei e manifestazioni di protesta si susseguono in città a ritmo quotidiano. Venerdì Roma è rimasta paralizzata, tre manifestazioni sulla scuola hanno mandato in tilt il centro. Da ieri è iniziata la settimana di mobilitazione mondiale degli studenti sul diritto allo studio, previsto un corteo finale il 22 novembre. Già in calendario le «mobilitazioni diffuse» del 28 novembre e lo sciopero generale della Cgil del 12 dicembre. L’assedio continua. Qualcuno ha provato a calcolare quanto costano alle casse capitoline i cortei? Sì, qualcuno lo ha fatto. Un certo Walter Veltroni. Il conto è di almeno 60 milioni all’anno, dichiarò l’allora sindaco nel 2005. Nel maggio 2004 è stato firmato da sindacati e associazioni un protocollo con l’ex prefetto Achille Serra per deviare i cortei almeno dal centro di Roma. Ma è rimasto lettera morta. «Questo protocollo benché firmato - ha detto ieri il sindaco di Roma Gianni Alemanno - non è mai stato rispettato e non ha sortito nessun effetto. Ora si tratta di rilanciarlo, ma è un’iniziativa che spetta al prefetto. È necessario limitare il numero di manifestazioni in centro, farle solo su determinate vie, altrimenti si rischia di paralizzare completamente Roma». Alemanno ieri ha scritto al prefetto Carlo Mosca. Il passaggio di consegne con il successore Giuseppe Pecoraro, è previsto per i primi di dicembre. «Siamo in un momento non facile, di transizione, - ha detto il sindaco - ma mi auguro che, prima di lasciare, Mosca voglia cominciare questo lavoro. Si tratta di concordare una sorta di autodisciplina da parte di partiti e sindacati. Mi auguro che già in settimana si possa cominciare questo lavoro in prefettura».
Tutti d’accordo, destra e sinistra. Così non si può andare avanti. Ne è convinto per primo il più diretto interessato, Orlando Corsetti, minisindaco del I Municipio. «La gente non ne può più. Tre mesi fa ho scritto una lettera al sindaco di Roma e al prefetto. Quasi ogni giorno si bloccano via Cavour, piazza Venezia... A chi tocca la regolamentazione? Senza dubbio al prefetto, tocca a lui dare le autorizzazioni, se crede può anche dire di no. Il sindaco può solo cercare di limitare i disagi, che sono enormi. Come i costi. Lo straordinario dei vigili, la pulizia delle strade, le corse saltate degli autobus. È un conto salatissimo per la città».
Il consigliere comunale Marco Visconti (Pdl) si dice sicuro che il nuovo prefetto di Roma risolverà il problema: «Sono convinto che con Pecoraro il protocollo d’intesa sarà rivisitato, se serve, e soprattutto attuato. Abbiamo toccato il limite. Una città come Roma non si può permettere 2-3 cortei al giorno. Non si tratta di ledere il diritto allo sciopero, ci mancherebbe. Quello è garantito dalla Costituzione. Ma associazioni e sindacati, la Cgil in testa, devono capire che non si possono usare gli scioperi come un’arma impropria contro la nostra città». «Sulla regolamentazione dei cortei siamo tutti d’accordo - riconosce pure il capogruppo del Pd capitolino, Umberto Marroni - il protocollo è stato firmato 4 anni fa anche dall’amministrazione di centrosinistra. Occorre però anche un più efficace coordinamento fra prefetto, vigili urbani e aziende comunali, in particolare l’Atac, per regolamentare le interruzioni della viabilità».

Anche per Dino Gasperini, delegato del sindaco al centro storico, bisogna intervenire senza perdere altro tempo: «Tocca al Prefetto far rispettare il protocollo - dice - Aspettiamo Pecoraro? Ma non scherziamo, c’è un prefetto in carica, non esiste un regime di vacatio. I danni sono troppo alti per tollerare ulteriori ritardi». Abbiamo chiesto ieri una dichiarazione al prefetto Mosca. Nessuna risposta.

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