Corto e Hugo complici sulla carta ma gemelli nello stile di vita

Il sodalizio fra l'autore e il suo personaggio durò un trentennio A Bologna si ripercorre la storia di un'icona del Novecento

Corto e Hugo complici sulla carta ma gemelli nello stile di vita

Nel 2017 sarà passato un secolo dal primo ready made di Marcel Duchamp. Era cioè il 1917 e con l'introduzione di un oggetto «normale» all'interno del contesto museale, la percezione dell'opera d'arte sarà destinata a cambiare per sempre. Cinquant'anni dopo, nel 1967, viene pubblicata Una ballata del mare salato, la prima storia di Corto Maltese, un inedito e stravagante eroe creato da un personaggio veneziano anch'egli alquanto sopra le righe: Hugo Pratt (1927-95).

Tra questi due eventi apparentemente non c'è nessun legame, eppure alla resa dei conti, ci si può chiedere quale dei due abbia influenzato di più il pensiero estetico contemporaneo. Ovvero, se sia prevalso l'atteggiamento intellettualistico, tutto mentale, che da Duchamp conduce dritto all'arte concettuale, oppure quella predisposizione a mescolare i generi, inserendo all'interno di un contesto «alto» pratiche e generi appartenenti alla cultura popolare. Perché, in effetti, un gesto provocatorio risulta di diritto un'opera d'arte, mentre il fumetto, l'illustrazione, prodromi di ciò che oggi più pomposamente chiamiamo graphic novel, resterebbero esclusi dal museo, quando invece nell'attualità tale linguaggio ha dimostrato ben più vitalità e capacità di innovare, ad esempio, la pittura?

Hugo Pratt è, senza dubbio, un artista. Nell'acquerello, in particolare, non teme rivali, è un maestro assoluto, forse soltanto Francesco Clemente, il pittore della Transavanguardia, lo potrebbe sfidare in un ipotetico duello di bravura. Giusto celebrarne, proprio in occasione del mezzo secolo di Corto Maltese, la straordinaria unicità e quell'originalità che lo ha reso mitico per generazioni di amatori del fumetto e non solo. La mostra «Hugo Pratt e Corto Maltese. 50 anni di viaggi nel mito» è al Museo della Storia in Palazzo Pepoli a Bologna. Fino al 19 marzo prossimo sono esposti oltre 400 tra disegni, acquerelli, schizzi preparatori, chine, albi, riviste e, in particolare, le 146 tavole originali che compongono Una ballata del mare salato. L'intenzione della curatrice Patrizia Zanotti è creare un cortocircuito tra l'autore e il personaggio, in quanto il processo di identificazione è diventato pressoché totale. Dove comincia insomma l'invenzione di un'avventura e dove finisce la biografia di un personaggio che ha vissuto davvero come in un romanzo? I viaggi, le storie, gli incontri sono transitati dallo scrittore al suo eroe, e nessuno è mai riuscito a stabilire un confine preciso tra finzione e realtà.

Pratt raccontava le proprie imprese mirabolanti, per esempio che fin da giovane non amava studiare preferendo piuttosto vivere sui tetti di Venezia e nascondere le proprie poche cose sotto le tegole. Un desiderio di libertà, insofferente a tutte le regole, e tra queste al conformismo della politica che alla fine degli anni '60 lo vide lontanissimo dall'ufficialità della sinistra. Questo suo essere diverso, che tanto somiglia all'immagine del viandante come la raccontava Ernst Jünger, si trasferisce nei disegni del marinaio senza patria e senza radici, nato a Malta nel 1887 da padre girovago e madre gitana, bellissima, che un giorno osservandogli la mano scopre che non ha incisa sul palmo la linea della fortuna. «Non ci pensai molto, presi un rasoio di mio padre e me ne tracciai una da solo, lunga e profonda. Non credo di avere aumentato la mia dose di fortuna, ma sono sempre stato libero e questo basta».

Ovvero, essere padroni del proprio destino.

Icona assoluta, per il giaccone da marinaio, l'orecchino, i capelli ricci, lo sguardo profondo, Corto Maltese non è solo un segno indelebile che oggi afferriamo con nostalgia, ma pura letteratura per immagini. Oltre qualsiasi confine.

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