Roma

Così l’Accademia di San Luca ha promosso il disegno del ’900 tra i tesori da collezionare

Così l’Accademia di San Luca ha promosso il disegno del ’900 tra i tesori da collezionare

Dall’idea dell’artista alla realizzazione del bozzetto, fino a diventare opera autonoma: è un percorso lungo, attraverso i secoli e l’evoluzione del concetto stesso di segno, quello che ha portato all’attuale riscoperta del disegno da parte del grande pubblico. Da sempre ritenuto fondante da artisti e architetti, ora, infatti, il disegno ha ottenuto un vero e proprio riconoscimento di «completezza». Di questa «crescita» è testimonianza il volume L’Accademia Nazionale di San Luca per una collezione di disegno contemporaneo (De Luca), curato da Francesco Moschini. «Il disegno - dice Moschini - è sempre stato praticato come estrinsecazione dell’idea che avrebbe poi portato all’opera o come momento di riflessione. Ora, però, non è più parte minore del lavoro di un artista o promessa di un’opera». Malgrado il disegno sia nelle sue stesse radici - nel simbolo, l’Aequa Potestas oraziano, nell’equità delle arti, suggerisce il suo ruolo come fondamento di pittura, scultura e architettura - è con questo libro, presentato in un apposito convegno, che l’Accademia ha voluto «ufficializzare» la sua apertura al disegno contemporaneo, nell’intento di valorizzare e completare le proprie collezioni, facendole diventare punto di riferimento.
«In generale viviamo in un’epoca dalla percezione distratta - prosegue - in cui si ha più facilità ad accostarsi alla pittura, per il suo effetto spettacolare. Il disegno, più intimo, costringe l’osservatore all’attenzione. Le opere vanno lette e rilette per decifrarne i codici. In questo senso, il volume vuole essere uno strumento per educare a guardare l’arte in modo ravvicinato».
Obiettivo dell’Accademia:ampliare le collezioni di disegno, chiedendo ulteriori lavori ai propri accademici, ma aprendosi pure a donazioni, senza trascurare di individuare al suo interno diversi percorsi attraverso più discipline. Perché nel disegno l’arte ha le sue radici, ma, probabilmente, in esso riposa anche il suo futuro.

«È un genere - conclude Moschini - che non potrà mai diventare banale, perché è il momento più riflessivo dell’opera». VArn

Commenti