Erano i tempi in cui Mario Poltronieri restava in cabina a far la telecronaca e a litigare con il monitor perché «scusate, non mi funziona lo schermo...». Erano tempi in cui lui, invece, s’aggirava per i box sudato, scamiciato e col fiatone per via del borsone a tracolla con trasmettitorone, cuffione e microfonone. Erano altri tempi. Dai Settanta ai Novanta, lui, Ezio Zermiani, è stato l’uomo Rai in pista, in griglia, nei box. Primo a sdoganare i piloti cavalieri del rischio, facendoli entrare nelle case degli appassionati anche senza casco; primo a intervistarli a pochi minuti dal via e subito dopo; e primo a creare il personaggio Nelson Piquet senior. Trattasi del papà tre volte campione del mondo di quel Nelsinho che da settimane tiene in ambasce la F1 e che ha inguaiato la Renault e patron Flavio Briatore. Trattasi del padre anima oscura e suggeritore delle mosse del figlio che hanno portato al processo per i fatti di Singapore, fissato per oggi a Parigi, davanti al Consiglio mondiale della F1. Tribunale sportivo innanzi al quale, probabilmente, non ci sarà Briatore, ma vi sarà Fernando Alonso, in veste di testimone sulla vicenda e, sostengono Oltremanica, anche chiamato a dire qualcosa sulla società con cui Briatore gestisce diversi piloti. Che Mosley voglia complicare il passaggio - ormai avvenuto - dello spagnolo (gestito da Briatore, ndr) alla Ferrari? La Rossa fa sapere che non vi sarà, però - giura qualcuno - vigilerà.
Un bel casino quello creato da Nelson Piquet padre, un casino che ha smitizzato il pilota brasiliano fra i tifosi ex ragazzi e ragazzini degli Ottanta. Quando la F1 non conosceva Schumi ed era ancora eroica. Perché Nelson piaceva, scherzava, parlava e pareva il pilota più disponibile del Circus. «I nostri teatrini - ricorda Zermiani - nacquero grazie al povero Elio De Angelis (il pilota romano morto nel 1986, ndr). Quando Elio vinse a Zeltweg, nel 1982, promise che nella gara dopo mi avrebbe concesso un’intervista in griglia prima del via. Non era mai successo con nessuno. Per dire che personaggio fosse Nelson, quando se ne accorse, intuendo le potenzialità mediatiche che aveva una cosa del genere, per di più nel momento di massimo ascolto, pochi minuti prima del semaforo verde, venne da me proponendomi di farla con lui. Era uno che sgomitava bene Piquet, che aveva capito tutto della televisione ed era portato alle battute. In più, al contrario di altri, non gli importava nulla della concentrazione prima del via».
«Un giorno - prosegue Zermiani - me lo trovai di fronte e domandò: secondo te come sto? Sto bene vestito così? Indossava la divisa con i colori della sua squadra e aveva diversi marchi addosso. Ecco, Ezio, secondo te io andrei vestito come un pagliaccio se non fosse per i miei sponsor? mi disse. Aggiungendo: per cui, allora, cerca di fare delle inquadrature più decenti perché di fare il pirla mica ho voglia. Questo per dire della sua cura e del suo cinismo: Nelson era un uomo molto intelligente, molto scaltro, molto furbo...». Però impulsivo. «L’ho sempre chiamato animaletto, perché alla fine agiva d’istinto». E anche sboccato. «No, tutto nasce da uno scherzo del suo manager di allora: gli raccontò che io, dalla Rai, prendevo 10mila lire di multa tutte le volte che a un intervistato scappava una parolaccia. Nelson iniziò ad essere sboccato per quel motivo. Lo scherzo peggiore me lo fece però in diretta, dopo un Gp di Monza: avevo Senna (che Piquet odiava, ndr) alla mia destra e lui a sinistra. Ero seduto e mentre parlavo prese una borraccia e cominciò a svuotarmela lentamente in una tasca aperta. Fece segno al cameraman che allargò l’inquadratura. Sembrava che me la fossi fatta addosso... Quando mi girai verso di lui per intervistarlo, Nelson mi anticipò: ma ti sei così emozionato a sentire le risposte di quello lì?».
«Ora mi sento imbarazzato» confessa Zermiani «sono stato... sono grande amico suo, ma lo sono anche di Briatore. Conoscendoli bene entrambi, credo proprio che Nelson sia stato impulsivo, abbia reagito d’istinto al licenziamento del figlio, credo gli sia andato il sangue alla testa, che non abbia pensato alle conseguenze di quanto stava per dire... Insomma, ha dato di matto, si è lasciato consigliare malamente... Credo sia finito nel tranello della Fia... Anche perché, se conosco lui, conosco molto bene anche Flavio: è scafato, tutt’altro che ingenuo, viene dalla strada, mai e poi mai farebbe una cosa simile, mettendosi per di più nelle mani di una ragazzo debole che da lì a poco avrebbe licenziato... La dico tutta: punto primo, Senna morì per una scheggia nella visiera e rifacendo cento volte quell’incidente una sfortuna simile non si ripeterebbe. Così per il dramma di Massa e la molla che rimbalza proprio verso di lui. Questo per spiegare che, con tutti gli imprevisti di un incidente, nessuno in F1 organizzerebbe una cosa simile.
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