Sotto assedio, costretto a guardarsi anche dal fuoco amico. Così deve sentirsi il sottosegretario allEconomia Nicola Cosentino, accusato dai pm di Napoli di concorso esterno in associazione mafiosa nella terra dei Casalesi. Ieri il deputato è stato ascoltato dalla la Giunta per le autorizzazioni della Camera. A margine del colloquio, lo sfogo: «Altro che fumus persecutionis... contro di me, da parte dei magistrati, cè un fumone di persecuzione», ha tentato di sdrammatizzare con una battuta lesponente Pdl, finito da giorni nella bufera in seguito alle rivelazioni di alcuni pentiti di camorra. «È giustizia a orologeria - insiste lavvocato di Casal di Principe -. I magistrati in 15 anni non mi hanno mai voluto ascoltare, ma sono certo che questo provvedimento sarà cassato nei vari gradi di giudizio». Quanto al clima teso che si respira nella maggioranza, Cosentino aggiunge: «Non penso che tra di noi ci siano componenti poco garantiste, penso invece che allinterno del variegato Popolo della libertà ci sia qualche nota stonata». In giornata, poi, il sottosegretario è stato ricevuto per qualche minuto alla Camera dal presidente Silvio Berlusconi insieme con uno dei coordinatori del Pdl, Denis Verdini. Il premier, incalzato da chi gli chiedeva una presa di posizione, ha ribadito che «non interverrò, non intendo intervenire», mettendo al centro della questione il verdetto della giunta parlamentare atteso forse già per mercoledì prossimo.
Intanto il Partito democratico si accoda allIdv e presenta a sua volta una mozione firmata dal leader Pierluigi Bersani e dal capogruppo alla Camera Dario Franceschini, chiedendo subito la «testa» del politico campano. Recita il documento: «Indipendentemente dallesito della richiesta e dalleventuale accertamento della responsabilità penale del deputato Cosentino su cui farà piena luce il procedimento avviato, è evidente che ragioni di opportunità e di precauzione devono indurre il governo a evitare che questa persona possa continuare a esercitare le proprie funzioni in un ruolo tanto rilevante». Una mossa che come primo risultato ha creato confusione proprio tra le file del centrosinistra. Antonio Di Pietro accusa il segretario dei democratici di non far firmare ai suoi la mozione dellItalia dei valori - servono 63 firme, ma i dipietristi arrivano solo a 25 -. Eppure Bersani non fa marcia indietro e difende il proprio testo: «Era pronto da un anno».
Il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, replica così agli attacchi dellopposizione: «Due diverse mozioni di Pd e Idv per chiedere le dimissioni di Cosentino dimostrano che stiamo ritornando in pieno alluso politico della giustizia. Noi continuiamo a essere garantisti».
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