RomaIl mondo bancario italiano è in fermento. Una «stangata» tributaria potrebbe abbattersi sugli istituti di credito. Il Credito Emiliano (Credem) ha perso un ricorso contro lAgenzia delle Entrate presso la Commissione tributaria provinciale di Reggio Emilia relativa allutilizzo dei cosiddetti tax products, ovvero prodotti finanziari che consentono di ottenere un credito dimposta abbattendo limponibile Ires. La sentenza potrebbe fare storia e avviare lo scrutinio di operazioni analoghe, effettuate da altri istituti e il cui valore, secondo fonti non ufficiali, sarebbe di circa 3 miliardi di euro.
Su cosa si è concentrata lattenzione del fisco? Va precisato che non si tratta di unevasione fiscale, ma tuttal più di unelusione o di abuso del diritto tributario. Il meccanismo dei tax products è quello di una triangolazione: listituto italiano stipula contratti con banche che si trovano in Paesi con un regime fiscale più favorevole e ne riceve a cascata il beneficio.
È il caso del Credem. La banca era ricorsa alla Commissione Tributaria provinciale di Reggio Emilia contro un accertamento del fisco che aveva appurato un reddito maggiore del dichiarato (da 33,9 a 51,1 milioni di euro) ai fini dellIres. «Le operazioni contestate dallamministrazione finanziaria a Credito Emiliano e Abaxbank - scrivono i giudici tributari nella sentenza - nellanno di imposta 2004 sono di tale complessità» che occorre una descrizione dettagliata delle stesse, tanto che la pronuncia occupa 26 pagine. Le operazioni «altro non sono, in concreto, che prodotti fiscali, ossia operazioni finanziarie utilizzate da numerosi istituti di credito di mezzo mondo; operazioni finanziarie o commerciali ripetibili nel tempo che si prefigurano il prevalente scopo di produrre un beneficio fiscale».
Nel caso specifico del Credem sono state esaminate le operazioni con titoli brasiliani e con titoli britannici. La prima riguarda uno swap con Crédit Suisse su bond brasiliani, il cui unico scopo sarebbe stato quello di ottenere solo un credito dimposta riversato dalla banca svizzera a quella italiana. Nella seconda è stato esaminato un usufrutto di azioni britanniche che hanno determinato un analogo vantaggio.
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