Per il Cremlino il Kosovo resta territorio serbo

da Belgrado

Una nuova guerra fredda soffia sui Balcani. I russi sbarcano a Belgrado, guidati da Dmitri Medvedev, vicepremier e delfino dello zar del Cremlino Vladimir Putin, per ribadire l’appoggio alla Serbia contro l’indipendenza del Kosovo. Senza alcun dubbio, Medvedev sarà eletto presidente il prossimo 2 marzo. Incontrandolo, ieri, il premier serbo Voijslav Kostunica ha ribadito che «non vi può essere normalizzazione delle relazioni con quegli Stati che hanno riconosciuto l'indipendenza del Kosovo fino a quando non avranno annullato la loro decisione». Fra questi l’Italia, che però viene ancora trattata con i guanti bianchi.Giovedì scorso i manifestanti serbi, anziché assaltare la nostra ambasciata, come hanno fatto con quella americana a poche centinaia di metri, si sono limitati a esporre uno striscione. In perfetto italiano era scritto «Ieri il duce oggi D’Alema». I serbi hanno il dente avvelenato con il nostro ministro degli Esteri che ha voluto riconoscere l’indipendenza del Kosovo. All’ambasciata sono tutti abbottonati sulla vicenda. Alessandro Merola, il nostro rappresentante a Belgrado, la giudica una «goliardata». «Piuttosto va sottolineato che non ci hanno tirato neppure un sasso pur passando davanti. Evidentemente si sono resi conto che l’Italia si è sempre battuta per difendere i serbi. A cominciare dal cammino verso l’Unione europea», spiega l’ambasciatore italiano.
A parte la «goliardata» dello striscione la situazione nella zona nord del Kosovo, abitata dai serbi, rimane tesa. Circa 200 riservisti di Belgrado si sono scontrati con la polizia kosovara al posto di confine di Mutivode. Gli ultranazionalisti del Partito radicale stanno organizzando nuove proteste: concentrare una marcia di 10 o 20mila persone che entri in Kosovo. Gli incidenti con le truppe della Nato sarebbero inevitabili.
Nel frattempo a Belgrado Medvedev e serbi consolidano l’alleanza contro l’indipendenza di Pristina. Il futuro presidente russo ha dichiarato: «La Serbia è un Paese integro con giurisdizione sul suo intero territorio (compreso il Kosovo, nda) e rimarremo su questa posizione di principio». E ha aggiunto che la dichiarazione d’indipendenza di Pristina «ha distrutto il sistema internazionale». Gli ha risposto Kostunica: «La Serbia e la Russia continueranno a perseguire la revoca della dichiarazione unilaterale di indipendenza.

La stabilità della regione e nel mondo resterà una chimera, finché non sarà deciso l'annullamento»
Per ribadire l’alleanza è stato firmato l'accordo per la costruzione del tratto serbo del futuro gasdotto South Stream. Un progetto di 10 miliardi di euro, ideato da Gazprom e dall’italiana Eni, che porterà il gas siberiano in Europa.

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