Come cresce bene il vino sloveno tra Stiria e Collio

Se prendiamo le mosse dal senso comune, e cominciamo a considerare il vino dell'est per quanto si è andato depositando nella nostra coscienza enologica diffusa, il risultato della ragione ci mette subito con le spalle al muro. Perché associa il vino sloveno, croato, e più in generale dei Balcani, a vini lacunosi di quell'identità viticola e stilistica che si conquista con decenni di duro lavoro. Tocca ai fatti allora, il compito di sgombrare il campo da questi pregiudizi e luoghi comuni. E i fatti raccontano che soprattutto in Slovenia, con i suoi ventimila ettari vitati e una crescita verticale dei produttori privati (le cooperative tengono, ma continuano a fare vini arcaici), la qualità enologica si è sensibilmente alzata dopo la secessione dalla Jugoslavia.
Negli ultimi quindici anni i passi compiuti in termini di evoluzione viticola (ormai gran parte dei vigneti sono stati ristrutturati) non meritano di passare sotto silenzio; progressi che se a una prima lettura sembrano insufficienti a colmare sessant'anni di ritardo dai paesi enologicamente più evoluti, se presi con attenzione raccontano di un grande cantiere in cui si costruiscono le fondamenta necessarie per il futuro vitivinicolo del Paese.
Due sono le regioni vinicole principali sulle quali concentrare le vostre attenzioni: Podravje e Primorska. La prima ha un gusto "austriaco", visto che le sue colline, talvolta terrazzate, si sviluppano lungo il confine con la Stiria meridionale. È regione di vini bianchi e dolci, succosi, dotati di acidità viperine che nelle mani più esperte trovano un invidiabile bilanciamento con gli zuccheri residui.
La seconda si snoda lungo le colline assai più miti del versante occidentale, e scorre parallela al Carso triestino (chiamato Kras) e al Collio goriziano (qui Brda), distretti coi quali condivide buona parte dei caratteri viticoli e ampelografici.

In questa terra di confine cara a molti dei produttori friulani più illuminati (Radikon e Gravner, solo per citare i più noti, vi possiedono molti ettari vitati) tanti piccoli vignaioli producono vini ispirandosi ai più grandi colleghi italiani. Una vitalità interpretativa che si traduce in vini particolari, autentici. Il futuro del vino sloveno è già oggi.

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