Pierluigi Bonora
da Milano
Anche per la Italdesign di Giorgetto Giugiaro cresce il business asiatico, il cui peso ha raggiunto il 30% del giro daffari complessivo. In Cina, dove il design italiano è sempre più ricercato, lazienda ha aperto una sede operativa. Il colosso Brilliance, per esempio, ha scelto la casa di Moncalieri per vestire la Zhonghua, primo esempio di vettura prodotta dallindustria della Muraglia. «I cinesi - spiega Giugiaro, che il Giornale ha incontrato al Tokio Motor Show - hanno capito limportanza dello stile e hanno raggiunto una buona qualità. Poco alla volta avranno anche i prodotti». LAsia porta bene a Giugiaro e non a caso il designer piemontese ha scelto la rassegna di Tokio per presentare la «sua» Ferrari, su base Scaglietti, battezzata per loccasione GG50 in onore dei 50 anni di Italdesign. «Ho il Giappone nel cuore - dice Giugiaro -, non posso dimenticare la Isuzu 117 coupé realizzata nel 1966. Qui abbiamo rapporti duraturi con Toyota per la quale eseguiamo ricerche finalizzate».
Giugiaro, che ha come clienti importanti case francesi e tedesche, è stato intanto «riscoperto» dallindustria automobilistica italiana. È della Italdesign, infatti, labito della Fiat Grande Punto e sempre Giugiaro ha firmato le ultime Alfa Romeo, la 159 e la coupé Brera, pronta per il debutto. «Noi siamo sempre utili nei momenti di crisi e cambiamenti - commenta il designer - perché facciamo il lavoro commissionato velocemente e, quando cè bisogno, anche chiavi in mano. Lazienda è strutturata per dare servizi».
La Italdesign, in proposito, si prepara a chiudere il 2005 con un bilancio in linea con quello dellultimo esercizio. «In 8-9 anni siamo cresciuti intorno al 17% - osserva il vicepresidente e amministratore delegato Dario Trucco - triplicando il fatturato che ha toccato i 180 milioni. Lazienda è sana, dà lavoro a 1.
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