Cultura e Spettacoli

Crescentini: "Il successo non mi cambierà"

l'attrice è protagonista di Generazione mille euro sui giovani precari e di Due partite, storia al femminile. Oggi racconta agli studenti di un liceo classico di Roma perché il suo film del cuore è Il sorpasso

Crescentini: "Il successo non mi cambierà"

Roma - «Voglio fare l’attrice!». Anche per Carolina Crescentini c’è stata la fatidica resa dei conti con i propri genitori. Maturità scientifica a Roma all’esclusivo istituto Massimo dei Gesuiti e poi l’iscrizione a Lettere, indirizzo spettacolo, con un futuro da precario certo. «Sono stata messa in guardia mille volte. Vengo da una famiglia di commercialisti che naturalmente ha fatto di tutto per ostacolarmi». Ma il sacro fuoco era troppo forte. E così eccola barista: «Per cinque anni mi sono mantenuta così e poi ho seguito i corsi di teatro e il Centro Sperimentale. È stata tosta ma alla fine ce l’ho fatta». Carolina, immensi occhi azzurri, ha fatto subito il botto come protagonista di Notte prima degli esami oggi di Fausto Brizzi in cui non ha faticato a mostrarsi accanto a Nicolas Vaporidis nella sua nuda bellezza («Non me ne frega niente», taglia corto). Infilando di seguito Cemento armato di Marco Martani, Parlami d’amore di e con Silvio Muccino e I demoni di San Pietroburgo di Giuliano Montaldo. Ora ha già girato Generazione mille euro di Massimo Venier e Due partite di Enzo Monteleone, e questa mattina sarà la protagonista dell’ultimo appuntamento di «Aspettando il Festival di Roma» condotto da Laura Delli Colli in cui presenterà agli studenti del Liceo Montale di Roma il suo «film del cuore», Il sorpasso di Dino Risi.

Tutto in neanche due anni. Non è che si sarà montata la testa? Domanda retorica: te ne accorgi quando il telefono squilla e all’altro capo c’è lei con l’ingenuo: «Ho trovato questo numero sul cellulare, chi è?». Il Giornale, per un’intervista. La prima domanda doveva essere se si sente una star... «Ma va. Non ho cambiato la mia vita di una virgola».

In effetti neanche il fidanzato...
«Quando incontri una bella persona te la tieni stretta anche se mi rendo conto quanto sia difficile per lui avere accanto una come me con l’ansia prima dei provini o che lo sveglia la mattina con gli strani suoni delle scale armoniche».

Come mai ha scelto Il sorpasso per gli studenti?
«Volevo qualcosa che li potesse divertire oltre a farli riflettere. Amo tutti i film di Risi ma di questo in particolare mi piace il margine d’improvvisazione che c’è in un’accoppiata di attori al limite dell’improbabile».

Le piace più la commedia o il dramma?
«Il ruolo drammatico mi dà molta soddisfazione».

Il tentativo di Cemento armato con la coppia nera Crescentini-Vaporidis però non ha funzionato...
«È vero. Il pubblico proprio non ne voleva sapere di entrare in sala».

Con Generazione mille euro dovreste invece intercettare i giovani precari.
«Io però interpreto Angelica, una ragazza del marketing con il trolley incorporato sempre in giro per l’Europa per lavoro, che alla fine conosce un ragazzo (Alessandro Tiberi) per cui perde la testa e finalmente riesce a vivere la propria età».

Vagamente autobiografico?
«In effetti il mio lavoro va a tempo. Per sei mesi si è in balia del film e anche della sua promozione che io definisco il frullatore perché ti trita, ma poi, per l’altra metà dell’anno, mi prendo cura di me».

Un attore con cui vorrebbe fare coppia?
«Elio Germano, purtroppo con lui è appena sfumato un progetto, e poi Claudio Santamaria, Pierfrancesco Favino...».

Un regista?
«Più d’uno: Sorrentino, Garrone, Crialese, Virzì, Verdone».

Intanto in Due partite, dal testo teatrale di Cristina Comencini, interpreta la figlia di Margherita Buy.
«Un mostro sacro per me. Un po’ come Valeria Golino. Il film è diviso in due blocchi, le amiche negli anni ’50 e le loro figlie negli anni ’90. Io sono una figlia un po’ isterica, una pianista sempre in giro per concerti».

In un trentennio le donne sono cambiate?
«Dal film si vedrà come ora siamo molto più ciniche e mascoline e che gli orizzonti di riferimento non sono più il marito, la famiglia e la dedizione. Oggi si dice sempre e solo “io”».

E Carolina Crescentini, classe 1980, è una donna così?
«In parte sì. Ma mi sento anche di voler mantenere delle radici all’antica perché mi fanno sentire più protetta. Ogni tanto penso anche alla maternità, ma ho un sacco di paure...

».

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