La crisi uccide il simbolo dello shopping inglese

A un secolo dalla nascita chiude la catena di grandi magazzini Woolworths. Lunghe code davanti ai negozi per le ultime svendite. Senza lavoro 25mila persone: è la fine di un’epoca per uno dei più conosciuti marchi britannici

La crisi uccide il simbolo 
dello shopping inglese

Londra - Sulle affissioni che coprono interamente le vetrine c'è scritto: «Questa è la più grande svendita che si sia mai vista». Peccato che per la catena dei grandi magazzini inglesi Woolworths sia anche l'ultima. Da poco più di una settimana in amministrazione controllata questo gigante commerciale con 815 punti vendita e circa 25mila dipendenti ammette la sconfitta. Oberato di debiti, messo in ginocchio da una concorrenza online sempre più spietata, Woolworths non sembra alla fine interessare più a nessuno, come all'inizio si era sperato.

Così, adesso la parola d'ordine lanciata dalla Deloitte, la società che gestisce la crisi e che si affanna per trovare l'acquirente disposto al salvataggio dell'ultimo minuto, è «Everything must go», occorre svuotare gli scaffali approfittando del periodo prenatalizio che rimane uno dei più propizi per gli affari, nonostante la crisi economica. Ieri i suoi negozi dove si può trovare un po' di tutto, dai giocattoli alla cartoleria, dai cd all'abbigliamento per bambini, dagli articoli per la casa alle caramelle «prendi 3 paghi 2», erano affollati di clienti alla ricerca del grande affare prima di Natale. Alcuni tristi per la chiusura di quello che ormai era diventato un punto di riferimento per le classi sociali medio-basse, molti anche irritati da saldi che alla fine non si sono rivelati così convenienti come la società aveva preannunciato. Il disappunto in certi casi ha sicuramente prevalso sulla malinconia tanto che il sito online della Bbc ha ricevuto decine di segnalazioni da parte di clienti rimasti insoddisfatti. «Avevano detto che tutti i prodotti sarebbero stati ridotti del 50 per cento - hanno scritto alcuni lettori - invece lo sconto era identico a quello della settimana scorsa». Ma più del disappunto dei fan di «Woolies», come era stato affettuosamente ribattezzato il grande magazzino, pesa lo stato di grave incertezza in cui si trovano ora i suoi venticinquemila dipendenti. Quando lo scorso 26 novembre Woolworths venne messo in amministrazione controllata molti di loro hanno sperato in un salvataggio in extremis. Adesso invece appare chiaro che alcuni negozi potrebbero chiudere anche prima del 31 dicembre di quest'anno. I sindacati hanno definito «scioccante» quanto sta accadendo. «Molti dei nostri aderenti - ha spiegato un sindacalista - lavorano qui da molto tempo. Non è insolito aver trascorso qui dentro 10 o 15 anni e quindi Woolworths non è solo un lavoro, è un modo di vivere». E dall'apertura del suo primo negozio nel 1909, Woolworths ha rappresentato in Gran Bretagna anche un modulo commerciale che probabilmente si avvia verso l'estinzione. Con l'avvento dei siti commerciali online, il cliente sente sempre meno la necessità di un grande magazzino privo di una specifica impronta, dove la qualità è bassa e i prezzi poco concorrenziali.

In questo momento alcuni grandi nomi della grande e media distribuzione come Tesco, Sainsbury, Poundland si sono detti interessati a rilevare alcuni dei maggiori punti vendita ma ancora non è stato trovato il coraggioso imprenditore in grado di farsi carico dei 385 milioni di sterline di debito accumulati dall'azienda e tutti sperano in uno smembramento che alleggerirebbe il debito totale. Fuori dall'amministrazione controllata e ancora in buona salute rimangono alcune società affiliate come 2Entertain e Bbc Worldwide a cui fa capo l'etichetta di ristampe Demon.

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