Omicidio Desiree Mariottini, le condanne diventano definitive

Con la sentenza della Cassazione tutti gli imputati per la morte di Desiree Mariottini sono stati condannati in via definitiva per omicidio, violenza sessuale, spaccio e morte come conseguenza di altro reato

Omicidio Desiree Mariottini, le condanne diventano definitive
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È giunto al termine il procedimento legale per l'assassinio di Desiree Mariottini, uccisa a 16 anni e ritrovata senza vita in uno stabile abbandonato di via dei Lucani, nel quartiere San Lorenzo di Roma, nell'ottobre del 2018. Prima di essere uccisa la minorenne è stata anche brutalmente abusata dai suoi carnefici. Oggi le condanne sono diventate definitive con la sentenza di Cassazione, che ha confermato la sentenza dello scorso 29 maggio emessa dalla Corte d'Assise nel processo di Appello bis.

Mamadou Gara è stato condannato a 26 anni di reclusione mentre Alinno Chima a 22 anni. Per altri due imputati, Brian Minthe e Yousef Salia, erano già diventate definitive le condanne, rispettivamente, a 18 anni e all'ergastolo. Le accuse sono per tutti, a vario titolo, di omicidio, violenza sessuale, spaccio e morte come conseguenza di altro reato. La corte d'Assise d'Appello di Roma, lo scorso 29 maggio, aveva fatto cadere l'ergastolo nei confronti di Gara, riqualificando l'accusa di omicidio in quella di "morte come conseguenza di altro reato". Nelle motivazioni i giudici della corte d'Assise d'Appello di Roma avevano scritto che "a fronte della ormai gravissima condizione di debilitazione psico-fisica in cui versava la minore, che a quel punto già appariva in stato di incoscienza, non solo non prestavano il soccorso dovuto alla persona offesa, mostrando un'assoluta indifferenza verso la vita della giovane vittima, ma si opponevano fermamente e minacciavano chi suggeriva l'intervento di un'ambulanza che avrebbe impedito la morte della ragazza".

Mentre Minthe e Salia avevano rinunciato al ricorso, evitando il passaggio in corte di Cassazione, Gara e Chima ci hanno provato ma hanno trovato la conferma della sentenza e delle condanne già effettuate. Gli stessi giudici della corte d'Assise d'Appello di Roma, nelle loro motivazioni di maggio, spiegavano che c'è stata una "volontarietà dell'azione criminosa" da parte di Salia, Alinno e Minteh.

Durante il processo sono state messe in evidenza le condizioni nelle quali ha perso la vita la giovanissima Desiree e, come hanno scritto i giudici, ciò che ha maggiormente colpito è "l'indifferenza" dei suoi aguzzini, che non hanno fatto nulla per evitarle la morte. Nonostante fosse agonizzante, hanno preferito abbandonarla pur di cercare di non essere coinvolti in quella morte.

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