«Negare la sepoltura ad Alina dopo l’inferno che ha attraversato è inaccettabile.
Nostra figlia è morta ebrea tra gli ebrei»». Così parla la madre di Alina Falahati, una ragazza di 23 anni assassinata da Hamas il 7 ottobre prima che potesse completare la sua completa conversione al giudaismo. Motivo per il quale il rabbinato ha deciso che lei non potrà essere seppellita nel cimitero ebraico di New Beit She’an, ma riposerà appena fuori. Una decisione che avvilisce e indigna la famiglia e divide Israele.
Alina era una ragazza come tante, aveva fatto il servizio militare per il suo Paese ed è stata uccisa nel sabato di sangue nell’assalto al kibbutz di Ra’im, nel Sud di Israele. Il suo corpo è stato identificato solo dopo alcune settimane. Secondo la famiglia stava completando il suo percorso di conversione all’ebraismo ma ciò non è bastato per convincere il rabbinato. Una vicenda che ha riacceso le polemiche contro i partiti religiosi che avevano profondamente lacerato la società intera negli ultimi mesi e che si erano in parte sopite nel clima di concordia nazionale seguito proprio in seguito al 7 ottobre.
La famiglia di Alina vive in Israele da 22 anni. «La sua intenzione era molto chiara: finire il processo di conversione, vivere in Israele, sposarsi e avere figli», dice mamma Olga a Canale 12. «Mi fa molto male. Pensavamo che il Paese fosse con noi».
In seguito alle polemiche sollevate dal caso il rabbino Eliezer Simcha Weiss ha detto che sta
cercando di trovare una soluzione che consenta di seppellire il corpo di Alina nel cimitero ebraico. «Suggerirò ai rabbini di nominare un rappresentante - ha detto perché trovi una soluzioni evitando un dolore così grande».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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