Strage di Brandizzo, cade l'ipotesi di omicidio volontario

La procura della Repubblica di Ivrea ha chiuso le indagini a due anni di distanza dalla tragedia

Strage di Brandizzo, cade l'ipotesi di omicidio volontario
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A quasi due anni di distanza dalla terribile tragedia di Brandizzo, la procura della Repubblica di Ivrea ha concluso le sue indagini, facendo cadere il capo di imputazione ipotizzato più grave, ovvero quello di omicidio volontario.

Risultano pertanto ora 24 i soggetti indagati a vario titolo per omicidio colposo, e si tratta di 21 persone fisiche e le 3 società Rete ferroviaria italiana (Rfi), Si.Gi.Fer di Borgo Vercelli, cioè l'azienda per cui lavoravano gli operai morti nella strage ferroviaria, e Costruzioni linee ferroviarie (Clf) di Bologna, società che aveva subappaltato i lavori alla Si.Gi.Fer.

Come detto, quindi, la procura di Ivrea, coordinata dal procuratore capo Gabriella Viglione, ha fatto cadere il reato di omicidio volontario con dolo eventuale per Antonio Massa, il dipendente della Rfi difeso dagli avvocati Antonio Maria Borrello e Maria Grazia Cavallo che diede l'ok al cantiere lasciando che gli operai scendessero sui binari nella stazione di Brandizzo, a 20 chilometri circa da Torino, laddove furono poi travolti dal treno trovando la tragica morte.

Tra i 21 indagati anche due ex amministratori della Rete ferroviaria italiana, vale a dire Vera Fiorani, amministratore delegato fino al 19 maggio 2023, e il suo successore Gianpiero Strisciuglio, rimasto in carica fino al mese di marzo di quest'anno

Era il la notte tra il 30 e il 31 agosto del 2023 quando, poco prima della mezzanotte, i lavoratori della Si.Gi.Fer Giuseppe Aversa, Kevin Laganà, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Sorvillo e Michael Zanera furono investiti in pieno da un treno che transitava a 160 chilometri all'ora sulla linea Milano-Torino. Solo due colleghi delle cinque vittime riuscirono a scampare alla strage, restando illesi.

"Noi già immaginavamo questa notizia, perché siamo perfettamente a conoscenza di quello che è successo, conosciamo le procedure che sono state seguite durante l'incidente e quindi ci eravamo già sentiti di escludere il dolo eventuale, perché non c'era nessuna volontà di uccidere", dichiara a Collettiva il segretario generale della Filt Piemonte Giuseppe Santomauro, parte civile nel processo unitamente alla Fillea Piemonte. "È chiaro che questa chiusura delle indagini arriva con un lungo tempo di gestazione, perché a essere entrati nell'inchiesta non sono soltanto i diretti responsabili, ma anche le imprese e quel modello che Rfi ha replicato per anni nella manutenzione delle infrastrutture. Per questo l'indagine è estremamente complessa al di là dell'incidente in sé"."Dopo la strage di Brandizzo, nell'anno successivo, per quattro volte si è sfiorata una nuova tragedia", prosegue Santomauro, "quindi è evidente che in Piemonte ci sono ancora delle soluzioni da da trovare e da mettere in campo per poter evitare anche solo il rischio di incidente”.

Ha espresso soddisfazione a i microfoni di LaPresse Enrico Calabrese, avvocato della famiglia di Kevin Laganà, una delle vittime. "Sappiamo che è stato notificato l'avviso di chiusura indagini per la strage di Brandizzo.

Siamo soddisfatti e non appena possibile prenderemo visione degli atti, per poter fare un'analisi più precisa", dichiara il legale. "Due anni di indagini non sono pochissimi ma sappiamo che la procura ha esteso il numero di indagati quindi ci sentiamo di poter dire che siamo soddisfatti del lavoro della procura di Ivrea", conclude.

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