"Esasperata dalle cartelle esattoriali". Imprenditrice tenta il suicidio a Treviso

L'accusa di falsa fatturazione e l'archivizione in sede penale. Il giudice del tribunale civile, però, accoglie gli argomenti di Agenzia delle entrate, e le cartelle continuano ad arrivare. Disperata, la donna ha deciso di farla finita

"Esasperata dalle cartelle esattoriali". Imprenditrice tenta il suicidio a Treviso
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Una depressione molto forte e l'incubo di un contenzioso ingaggiato da tempo con l'Agenzia delle entrate, sono state queste le ragioni che lo scorso 10 maggio hanno spinto una 50enne di Mogliano (Treviso) a tentare il suicidio. La donna ha cercato di togliersi la vita impiccandosi a una trave della sua camera da letto, e ora si trova ricoverata, in coma, nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale dell'Angelo di Mestre.

I problemi col Fisco

Tutto è cominciato nel 2019, quando è stata avviata un'inchiesta per falsa fatturazione. La donna, che gestisce la piccola azienda di famiglia impegnanta in lavori di carpenteria metallica, si era vista recapitare una notifica. Secondo un'indagine penale, la società aveva emesso dei documenti contabili in favore di un'azienda straniera, inizialmente apparsa come inesistente. Solo in un secondo momento, con l'approfondirsi dell'inchiesta, era risultato che la ditta in esame era invece esistente e operativa.

Alla società della 50enne era però stata contestata la falsa fatturazione relativa all'anno di imposta 2014. In seguito al contenzioso, il tribunale di Treviso ha archiviato le accuse di falsa fatturazione, mentre in sede civile il giudice tributario ha avvallato le argomentazioni di Agenzia delle entrate, che ha cominciato a inviare le cartelle esattoriali. Una cifra pari a 300mila euro.

Nonostante che il giudice di Treviso, dunque, abbia sospeso più volte la validità delle cartelle, queste sono continuate ad arrivare. Una situazione che, stando al marito della donna, ha portato la 50enne al limite.

Due organi che non si parlano

Uno stillicidio in piena regola. Da una parte il tribunale di Treviso che archivia, dando l'assoluzione perché il fatto non sussiste, dall'altra il giudice civile che accoglie le argomentazioni del Fisco e le raccomandate che chiedono alla donna di pagare quanto dovuto, anche in trance da 50mila euro, entro 60 giorni.

Uno stato mentale che piegherebbe chiunque, e che ha infine portato alla drammatica decisione.

Il dramma

L'allarme alle 11:30 di mercoledì mattina, quando la donna è stata trovata priva di sensi. Sul posto sono intervenuti i soccorsi, che hanno fatto il possibile per tenere in vita la 50enne. L'imprenditrice, al momento, si trova in coma e le sue condizioni sono gravi. La prognosi è riservata. Sono i medici dell'ospedale dell'Angelo di Mestre a occuparsi di lei, e la speranza è che possa riprendersi.

"Non ha retto allo stress di una situazione paradossale che sembra senza uscita, le cartelle arrivavano una dopo l'altra, circa ogni 20 giorni", ha raccontato il marito della donna a Il Corriere. "Lei era in prima linea da anni nel combattere uno Stato che se la prende sempre con chi è piccolo e debole e mai invece con i veri evasori. Adesso però mia moglie è in coma all'ospedale di Mestre e io mi chiedo: chi ridà alla nostra famiglia la serenità che ci è stata tolta così brutalmente?".

"Noi non pagheremo mai nulla di quanto ci viene richiesto, a meno che l'Agenzia delle Entrate non dimostri di essere dalla parte del giusto", ha aggiunto l'uomo.

"Quello che ci attendiamo sono fatti, quelli che hanno chiesto a noi quando abbiamo prodotto i documenti che hanno permesso di uscire assolti dal processo penale dimostrando che non avevamo fatto nulla di illecito. Perché questa cosa è una vera ingiustizia", ha concluso.

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