Amici e nemici della Lega

Un consiglio a Salvini

Amici e nemici della Lega

Dare consigli politici a Salvini è un po' come insegnare ai gatti ad arrampicarsi. Presuntuoso. Ma con molta umiltà mi permetto di sottoporgli una perplessità sul suo muoversi in politica che non penso essere solo mia.

Da un po' (troppo) tempo a questa parte, e con sempre maggiore insistenza, l'impressione è che Salvini consideri Forza Italia un nemico. Anzi: il nemico, ma penso di non sbagliarmi. Mi chiedo dove il leader leghista fondi questa convinzione. È vero che molti elettori di Forza Italia avrebbero preferito un centrodestra a guida Berlusconi, come è ovvio che sia, ma mi risultano davvero pochi quelli pregiudizialmente ostili al cambio di testimone o speranzosi di un ribaltone che oggi come oggi appare peraltro impossibile. A patto, ovviamente, che la rotta della coalizione resti chiara e sia quella segnata in sintesi nell'accordo elettorale che ha preceduto il voto del marzo scorso.

Annunciare quindi che alle imminenti elezioni regionali in Abruzzo la Lega correrà per la prima volta da sola appare come una forzatura incomprensibile, un atto ostile gratuito. Per quanto forte sia in questo momento Salvini, una divisione del centrodestra non potrà che avvantaggiare i «nemici» dei suoi elettori, cioè i Cinquestelle e la sinistra. Perché? Vedo solo due risposte possibili. La prima: un delirio di onnipotenza. La seconda: un accordo segreto e indicibile con Di Maio per spartirsi, oltre che il governo, anche l'Italia.

Se fosse vera la prima ipotesi, possiamo sperare in un ravvedimento appena le temperature torneranno nella norma. Nel secondo caso la questione sarebbe più complicata per tutti, perché la spartizione avverrebbe con un movimento, i Cinquestelle, fondamentalmente neocomunista, amico dei centri sociali, dei violenti No Tav, dell'economia di Stato, delle tasse e di tutto ciò che è più lontano dal sentire dell'elettore di centrodestra, leghista compreso. Per di più, non per necessità e mancanza di alternativa come nel caso del governo gialloverde, ma per libera scelta.

Confondere «amici» e «nemici» dell'elettorato è un errore che può costare caro. È quello compiuto da Matteo Renzi, che dando l'impressione da leader della sinistra di preferire Berlusconi a Bersani e le banche ai sindacati ha perso i primi, i secondi e pure i terzi (gli elettori che aveva fatto sognare). Di Maio sarà anche amico suo, ma non potrà mai esserlo dei suoi imprenditori veneti.

Berlusconi e Tajani lei non li considera amici, ma certo non sono percepiti come nemici dalla stragrande maggioranza dei suoi elettori. Se è ancora in tempo, caro Salvini, si fermi e ci rifletta. Senza impegno, lo dico anche nel suo interesse.

Alessandro Sallusti

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