Non accennano a placarsi ed anzi si fanno ancora più accese le polemiche sulla questione vaccini sorta in seguito al colloquio tra il ministro Marta Cartabia e l'Associazione nazionale magistrati (Anm), svoltosi lo scorso 18 marzo. Si era allora parlato della richiesta di estendere anche ai magistrati il diritto di accedere con urgenza al piano vaccinale nazionale. Fermo sulle proprie decisioni, nonché perfetto portavoce delle volontà del governo, il ministro aveva allontanato questa possibilità: la scelta restava pertanto quella di procedere con la somministrazione del siero per fasce di età.
Le polemiche sorte in seguito alla diffusione di queste voci ed il ventilato rischio di sospensione dell'attività giudiziaria, hanno spinto il presidente dell'Anm ad intervenire direttamente sulla questione. Nessuna minaccia del genere da parte dell'Associazione, ha spiegato a RaiNews24 Giuseppe Santalucia: "Abbiamo rappresentato a chi ha compiti organizzativi di valutare se ruoli stracarichi di procedimenti, udienze affollate possano oggi convivere con il problema drammatico di una recrudescenza del virus". "Quella nota", ha precisato poi Santalucia al Gr1, "non era una richiesta di vaccinazione prioritaria della corporazione dei magistrati".
A parlare oggi sono invece i procuratori di Bari e di Genova, che hanno voluto spiegare la situazione in cui si trovano in questi giorni i tribunali delle loro città. A contrapporsi ai magistrati, tuttavia, c'è la categoria dei ristoratori, che ribadisce di essere una componente a forte rischio contagio e chiede a gran voce i vaccini.
Il procuratore di Bari
"Non ho report più recenti ma la situazione sicuramente adesso è peggiore", spiega Roberto Rossi, procuratore di Bari facente funzione, ai microfoni di AdnKronos, precisando che ai primi di marzo i numeri fra le mura dei palazzi giudiziari baresi avevano già raggiunto quota 50 positivi e 92 in quarantena. "Io, tanto per fare un esempio, oggi ho incontrato un sacco di gente, pur avendo fatto tre riunioni on line", aggiunge Rossi. "Ogni momento di incontro è a rischio, nonostante precauzioni, mascherine, sanificazioni ecc". Il pericolo è che tutto il mondo giudiziario possa bloccarsi improvvisamente. "È un dato oggettivo, questo è il problema", dichiara il procuratore, che chiede a gran voce allo Stato di intervenire per trovare soluzioni che possano scongiurare tali rischi: "Si possono bloccare alcuni processi ma ci sono molte attività che non si possono bloccare, specialmente in ambito penale è difficile. Riteniamo quello della giustizia un servizio essenziale". Il problema, specifica ancora Rossi, è tanto per i magistrati quanto per tutto il personale che opera nei tribunali.
Il procuratore di Genova
Fa eco al collega anche il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, che si dice sì favorevole ad una selezione per fasce di età e patologie per accedere alla vaccinazione prioritaria, ma ricorda che anche il personale giudiziario era stato a suo tempo equiparato alle forze dell'ordine, "perché svolge servizio pubblico essenziale e deve tutelare se stesso e anche gli altri".
"La ratio", precisa Cozzi, "è che ci sono servizi che sono a contatto con il pubblico e hanno funzione primaria ed essenziale. L'inserimento tra le fasce prioritarie lo aveva stabilito il governo e per tutto il personale amministrativo, perché svolge un servizio a contatto con il pubblico e in caso di contagio il rischio è che si blocchi tutto quanto". Il rischio concreto di un contagio può far saltare tutto, dice il procuratore capo: significherebbe dover "sospendere tutti quelli che hanno avuto contatti stretti. Abbiamo colleghi che fanno processi di mafia con decine e centinaia di persone, se solo una di queste persone si contagia saltano tutte le udienze del processo e il servizio pubblico primario non viene svolto", conclude Cozzi.
Ristoratori sul piede di guerra
"Quanto richiesto dai magistrati è qualcosa che ci destabilizza, non ci lascia sereni. Si tratta di categorie più forti, che hanno un peso specifico rispetto alla nostra, organi dello Stato che giocano in casa. Noi ristoratori, invece, non abbiamo ad oggi una rappresentanza 'politica' che possa tutelarci o difenderci", affonda Carmine Buonanno, executive chef dell'Alef Rome Hotel.
"Anche noi chiediamo di fare vaccini sicuri, ma soprattutto vogliamo lavorare in sicurezza. Ed è quello che stiamo facendo da oltre un anno", spiega lo chef, ricordando che in ristoranti ed alberghi non sono stati mai segnalati focolai di Covid (fatta eccezione per quanto accaduto la scorsa estate in Sardegna). "Mi trovo assolutamente d'accordo con il commissario Figliuolo. Se ci sono fiale di vaccino inutilizzate è giusto mettersi in fila per non sprecare la dose".
"Ci stanno mettendo l'uno contro l'altro. Ristoratori, chef contro i magistrati. Chiediamo solo di essere vaccinati, anche a nostre spese, non solo noi, ma anche tutti i nostri dipendenti", commenta ai microfoni di AdnKronos lo chef Antonello Colonna. "Più che una pandemia mi sembra di vivere all'interno di una subdola dittatura. Ci hanno tolto la libertà, ci hanno tolto la democrazia". Per quanto riguarda la categoria dei magistrati,"non ha diritti diversi dai ristoratori o dai singoli cittadini. Stiano assistendo ad una guerra tra poveri in attesa del vaccino per potere ricominciare, finalmente un giorno, a lavorare".
L'affondo di Gasparri
Durissimo il giudizio sulla vicenda espresso dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri."Il 'palamarismo' è evidentemente una malattia che corrode la magistratura in troppi ambiti", è il commento riportato da ItalPress. "L'Anm ha fatto una figuraccia totale.
Aveva chiesto corsie preferenziali per le vaccinazioni ma molti esponenti togati hanno sconfessato i loro vertici associativi. La sortita dell'Anm è stata davvero imbarazzante. Si mettano in coda come tutti. I magistrati chiedano scusa agli italiani. Questo 'palamarismo vaccinale' resterà negli annali".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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