Anziani disabili affidati a clandestini: scoperti sette ospizi abusivi

Primi due arresti in Italia per caporalato sanitario. Arrestata a Mariano Comense una coppia che gestiva sette case di riposo abusive dove lavoravano in nero una decina di clandestini che avevano in cura 29 anziani disabili

Anziani disabili affidati a clandestini: scoperti sette ospizi abusivi

Gestivano alcune case di riposo non abilitate affidando la cura di 29 anziani degenti a 10 extracomunitari - otto donne e due uomini provenienti dall'Europa dell'est - privi di formazione e visita sanitaria obbligatoria, facendoli lavorare in nero. Sono stati arrestati a Mariano Comense (Como) con l'accusa di sfruttamento del lavoro Salvatore Valenti, 43 anni, e la convivente Anjela Bostan, di 34 anni. L'operazione, condotta dai carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Como, è arrivata al termine di una verifica durata tre giorni che ha portato alla luce quello che Il Giorno definisce il primo caso in Italia di caporalato sanitario. Le case di riposo erano ospitate dentro due appartamenti in viale Lombardia e cinque in via Isonzo. Le strutture, gestite dall'associazione Convivendo, avevano ognuna tra i tre e i quattro anziani, alcuni non autosufficienti e con gravi patologie.

Gli accertamenti sugli immobili, finiti sotto sequestro preventivo, sono stato condotti da Nas e Ats Insubria. Che qualcosa non andasse si è capito nel momento in cui è stata verificata la situazione lavorativa dei 10 dipendenti, otto donne e due uomini, tutti extracomunitari e precisamente otto di origine moldava, una rumena e una georgiana. Sei di loro non avevano il permesso di soggiorno, essendo entrati in Italia con un visto turistico. Erano tutti alloggiati all'interno delle strutture, dove i gestori fornivano loro vitto e alloggio. I carabinieri hanno calcolato le retribuzioni del personale delle sette strutture: una media di 50 euro al giorno, per un servizio sulle 24 ore pari dunque a poco più di due euro l'ora.

Ferie, riposi e malattie non erano retribuiti. Oltre alla contestazione di sfruttamento, che ha portato in carcere i due gestori, l’attività è stata chiusa per lavoro nero, mentre il sequestro degli immobili è stato motivato dalla mancanza di requisiti. I risparmi sul costo del lavoro rendevano il servizio più economico. Le rette erano di circa 1.200 euro al mese, la metà del normale.

Intanto i 29 degenti sono stati dirottati in altre strutture dell'Ars e dai servizi sociali. Come spiega Il Giorno, si tratta della seconda attività di questo tipo scoperta in Italia dai carabinieri ma del primo caso in assoluto di caporalato in ambito sanitario.

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