Le armi chimiche della Siria faranno scalo a Gioia Tauro

Il trasbordo delle armi chimiche su una nave americana avverrà da nave a nave. Saranno spostati 60 container con appositi rotabili. Non ci sarà stoccaggio a terra

Le armi chimiche della Siria faranno scalo a Gioia Tauro

Dalla Siria alla Calabria. Le armi chimiche destinate alla distruzione transiteranno dal porto di Gioia Tauro. Il capo dell'Organizzazione per la proibizione delle Armi Chimiche (Opac), Ahmet Uzumcu, ha dato l'annuncio ufficiale solo oggi, in occasione dell’audizione alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. Ma la scelta era stata presa già da diverso tempo. "Voglio ringraziare l’Italia - ha commentato Uzumcu - per il suo generoso contributo, fornito mettendo a disposizione un porto italiano per le operazioni di distruzione di armi chimiche siriane".

Secondo le anticipazioni di Uzumcu, il transito di circa 500 tonnellate di sostanze chimiche letali dovrebbe avvenire "tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio". In Italia dovrebbero fermarsi per "non più che 48 ore". Sebbene il diplomatico turco abbia più volte assicurato che "è stata presa ogni misura possibile per un trasferimento sicuro", in Italia non mancano certo le preoccupazioni. "I rischi - ha spiegato Uzumcu - sono molto evidenti e abbiamo preso tutte le misure per ridurli al minimo". Il porto di Gioia Tauro è stato individuato dall'Onu e dall'Opac che hanno messo a punto il piano per trasferire i container con le sostanze chimiche dai cargo danese e norvegese, che le hanno prelevate nel porto siriano di Latakia, alla Cape Ray. La nave americana sarà, quindi, incaricata della neutralizzazione delle sostanze letali in alto mare. Uzumcu ha, tuttavia, ammesso che la rimozione e la distruzione delle armi chimiche procede a rilento: la maggior parte delle sostanze pericolose dell’arsenale siriano non sarà concluso prima della fine di giugno perché i combattimenti, che ancora infuriano sul territorio, non fanno altro che rallentare il processo.

"L’offerta dell’Italia - ha spiegato Uzumcu - è un tassello importante di un puzzle complicato". I dettagli del piano sono stati illustrati soltanto oggi. Insieme al diplomatico turco, i ministri degli Esteri, Emma Bonino, e dei Trasporti, Maurizio Lupi, hanno infatti spiegato al parlamento le misure messe a punto dall'Opac. Nella decisione sul porto da scegliere sono stati, infatti, consultati, oltre alla Farnesina, anche l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, il Viminale e i dicasteri della Difesa e dei Trasporti. "Il trasbordo - ha spiegato il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi - avverrà da nave a nave, mediante la movimentazione di sessanta container con appositi rotabili e quindi senza lo stoccaggio dei container a terra". Originariamente era previsto che la distruzione delle sostanze chimiche "primarie" (l’iprite, il sarin e il gas nervino VX) fosse completata entro la fine di marzo, ma la guerra civile, il cattivo tempo e la burocrazia hanno rallentato i tempi. Uzumcu ha spiegato che sono in corso negoziati per arrivare a "tregue temporanee", ma ha anche ammesso che finora sono arrivate nel porto di Latakia, ultima tappa in territorio siriano, solo 16 delle 560 tonnellate di sostanze chimiche primarie previste. La Siria ha un magazzino totale dichiarato di 1.290 tonnellate tra armi, sostanze e precursori.

L'operazione è invisa dal sindaco di Gioia Tauro Renato Bellofiore che sta valutando la possibilità di chiudere il porto. "Non siamo assolutamente favorevoli, anzi siamo preoccupati, perché non abbiamo avuto informazioni ufficiali e barcolliamo nel buio", ha spiegato il primo cittadino secondo il quale sarebbe stato opportuno che il governo avesse avvisato le istituzioni locali.

Da qui la minaccia di mettere in atto "tutte le attività lecite e legali per impedire questa attività, anche se la chiusura del porto non compete al sindaco". Uzumcu ha provato a placare gli animi assicurando che l'operazione di trasbordo "non si ripeterà".

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